I numeri sono “grandi, 700 giorni di attesa, 200 anni di chiusura a fedeli, cittadini e turisti… ma, alla fine, il 3 ottobre 2021 San Francesco del Prato torna a nuova vita, grazie ad un’opera di recupero collettiva che riconsegna alla città ed al culto questa fantastica Chiesa.
L’evento
è unico, tra quelli (pochi) che avvengono così raramente da essere celebrati ad
altissimo livello e ai quali è possibile partecipare una volta – forse due-
nell’arco della vita!
Motivo per cui, domenica scorsa, il selciato di Piazzale San Francesco viene animato da un fiume di persone che, ordinatamente e con grande rispetto, attendono di varcare quel portone, rimasto chiuso per ben 200 anni.
Un
tempo lunghissimo, dilatato, durante il quale tanta acqua è passata sotto i
ponti; una storia, quella di San Francesco, ricca di eventi, non sempre
positivi o degni di lode, hanno vibrato in questo spazio, tra queste mura che
manifestano tutto il loro trascorso.
Come un’Araba Fenice che rinasce a nuova
vita, la Cerimonia religiosa ha riconsacrato la Chiesa, benedetto i presenti,
restituito un patrimonio religioso e culturale a Parma.
Entrando, mentre percorri lo spazio interno, non riesci a rimanere indifferente alla vastità sovrastante, il senso di infinito che si respira, osservando le colonne, le navate, le vetrate, il rosone.
E pensare
che, qualche decennio fa, questa era una prigione e il suo portone era varcato
solo da chi aveva compiuto atti contro la legge; delitti o altri crimini. Quante
sofferenze, quanti detenuti ai lavori
(anche forzati), crisi umane e spirituali devono avere visto queste mura,
dolore e (si spera) pentimenti e rinascite.
Inizia la Messa, entra il Vescovo, attorniato dai Frati Francescani, dalle Suore che vivoni al Santuario di Fontanellato, i prelati e congregazioni religiose, tutti uniti per questo grande evento.
I
riti della Consacrazione sono numerosi, perché questa non è una (semplice?)
messa domenicale, ma molto di più.
Le liturgie iniziali che accompagnano l’entrata
in chiesa del Vescovo, la benedizione dell’acqua e la sua aspersione, la
preghiera di dedicazione ed unzione dell’altare
e delle pareti della chiesa con olio benedetto , la benedizione delle
reliquie.
Arduo,
quasi impossibile descrivere in modo esemplare questi momenti, i gesti, le
emozioni che trapelano dall’uditorio, quando l’incenso si sparge nella chiesa e Altare e navate si
illuminano,
La
Messa (quella abituale) prosegue e giunge il momento della Predica, proprio
mentre dal cielo (sino a quel momento nuvoloso) il sole inizia a fare capolino
tra le nuvole, diffondendo i suoi raggi luminosi.
Un caso? Per il Vescovo Enrico Solmi,
certamente no, piuttosto un segno dall’alto.
Durante la predica (che tale non sembra tanto
ci appassiona), il Vescovo snocciola informazioni , dati storici, avvenimenti
strettamente connessi alla vita di San Francesco con invidiabile capacità di
coinvolgimento.
Passo per passo, ci si avvicina alla
conclusione della cerimonia religiosa dopo due ore o più trascorsi insieme, ore
che- evidenzia Don Enrico Solmi- sono veramente lunghe per una messa ma
...confrontate a duecento anni di attesa, un’inezia.
Ecco, San Francesco del Prato è rinato per la città, i suoi portoni resteranno aperti a chiunque lo desideri.
Maria Stefania Zanardi
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