mercoledì 6 ottobre 2021

QUEL CARCERE? E' DI NUOVO UNA CHIESA - SAN FRANCESCO DEL PRATO, CRONACA DI UNA CONSACRAZIONE di Maria Stefania Zanardi

 



I numeri sono “grandi, 700 giorni di attesa, 200 anni di chiusura a fedeli, cittadini e turisti… ma, alla fine, il 3 ottobre 2021 San Francesco del Prato torna a nuova vita, grazie ad un’opera di recupero collettiva che riconsegna alla città ed al culto questa fantastica Chiesa. 

L’evento è unico, tra quelli (pochi) che avvengono così raramente da essere celebrati ad altissimo livello e ai quali è possibile partecipare una volta – forse due- nell’arco della vita!

Motivo per cui, domenica scorsa, il selciato di Piazzale San Francesco viene animato da un fiume di persone che, ordinatamente e con grande rispetto, attendono di varcare quel portone, rimasto chiuso per ben 200 anni. 

Un tempo lunghissimo, dilatato, durante il quale tanta acqua è passata sotto i ponti; una storia, quella di San Francesco, ricca di eventi, non sempre positivi o degni di lode, hanno vibrato in questo spazio, tra queste mura che manifestano tutto il loro trascorso.

Come un’Araba Fenice che rinasce a nuova vita, la Cerimonia religiosa ha riconsacrato la Chiesa, benedetto i presenti, restituito un patrimonio religioso e culturale a Parma.

Entrando, mentre percorri lo spazio interno, non riesci a rimanere indifferente alla vastità sovrastante, il senso di infinito che si respira, osservando le colonne, le navate, le vetrate, il rosone. 

E pensare che, qualche decennio fa, questa era una prigione e il suo portone era varcato solo da chi aveva compiuto atti contro la legge; delitti o altri crimini. Quante sofferenze,  quanti detenuti ai lavori (anche forzati), crisi umane e spirituali devono avere visto queste mura, dolore e (si spera) pentimenti e rinascite.

Inizia la Messa, entra il Vescovo, attorniato dai Frati Francescani, dalle Suore che vivoni al Santuario di Fontanellato, i prelati e congregazioni religiose, tutti uniti per questo grande evento. 

I riti della Consacrazione sono numerosi, perché questa non è una (semplice?) messa domenicale, ma molto di più.

Le liturgie iniziali che accompagnano l’entrata in chiesa del Vescovo, la benedizione dell’acqua e la sua aspersione, la preghiera di dedicazione ed unzione dell’altare  e delle pareti della chiesa con olio benedetto , la benedizione delle reliquie.

Arduo, quasi impossibile descrivere in modo esemplare questi momenti, i gesti, le emozioni che trapelano dall’uditorio, quando l’incenso  si sparge nella chiesa e Altare e navate si illuminano,

La Messa (quella abituale) prosegue e giunge il momento della Predica, proprio mentre dal cielo (sino a quel momento nuvoloso) il sole inizia a fare capolino tra le nuvole, diffondendo i suoi raggi luminosi.

Un caso? Per il Vescovo Enrico Solmi, certamente no, piuttosto un segno dall’alto.

Durante la predica (che tale non sembra tanto ci appassiona), il Vescovo snocciola informazioni , dati storici, avvenimenti strettamente connessi alla vita di San Francesco con invidiabile capacità di coinvolgimento.

Passo per passo, ci si avvicina alla conclusione della cerimonia religiosa dopo due ore o più trascorsi insieme, ore che- evidenzia Don Enrico Solmi- sono veramente lunghe per una messa ma ...confrontate a duecento anni di attesa, un’inezia.

Ecco, San Francesco del Prato è rinato per la città, i suoi portoni resteranno aperti a chiunque lo desideri.

                                                                     Maria Stefania Zanardi

Nessun commento:

Posta un commento