venerdì 10 luglio 2015

Barcellona? Vuol dire Mercè... - di Rita Guidi

L’importante è essere ubiqui. Se c’è qualcosa da mettere in valigia, partendo per la Spagna, è proprio questo così particolare dono...oltre a quello - per una volta - di programmare per tempo questo viaggio/appuntamento da non perdere.

Barcellona, per cinque giorni l’anno, lo pretende. Lo esige la Mercè , sagra totale e impazzita, nella più pura tradizione catalana (e precisiamo catalana, perché qui ci tengono), che invade ogni strada e minuto dell’ultimo fine settimana di settembre.
Dal 20 al 24, quest’anno, per non sforare (non sia mai) in ottobre, e per bruciare come sempre la vita dell’ultima estate e risvegliarne una nuova. Sacro e profano, riti pagani e religiosi, si confondono infatti in queste notti e giorni di feste continue.   Mercè, del resto, sta per ‘Madonna della Mercede’, patrona della città cui si accorre in processione, al tramonto della domenica, a baciarne le reliquie. Si trovano nell’abside alta di S.Maria del Mare, esempio tra i più dolci e superbi di gotico catalano. La gente scorre silenziosa in alto, oltre l’altare, mentre sotto gli altissimi colonnati si celebra, cantando, l’antica funzione. Fuori è già e ancora vivo il tambureggiare di un’altro corteo : maschere e carri hanno percorso tutto il giorno le ramblas, ed ora giungono fino al porto per gli ultimi fuochi, prima di tornare ad una piazza del centro. Non Piazza del Duomo : già pronta ad un altro spettacolo, una dolcissima voce di flamenco, dopo il Co’de Foc della sera prima. E’ questo ‘carro di fuoco’, drago enorme ed umano, una delle tradizioni più antiche del sabato notte della Mercè. Nella piazza stipata di gente (vi consigliamo, se riuscite a raggiungerli, i gradini del duomo, spesso ‘liberi’ perchè alle spalle del palcoscenico), un enorme biscione infuocato brucia gli spiriti maligni sul suolo sacro del sagrato.
Tutti possono accodarsi e ballare i ritmi ossessivi dei tamburi (vino, birra e...tappi per le orecchie, circolano più o meno obbligatoriamente).
Intanto, nelle altre piazze (vi dicevamo di essere ubiqui !) si balla a ritmi rock o disco, e non mancano concerti ‘alternativi’ o tradizionali, leggi la Banda di Barça. Sgomitando un po’, potrete trovarla in Plaça de Jaume, preparata con tanto di sedie per il pubblico. Alle spalle l’ennesimo Bocatta (il Mc Donald spagnolo) è sempre aperto per sostenervi con qualche spuntino. Perché non illudetevi : di prima mattina, e proprio qui, iniziano le gare di Pilar e Castilli. Avete presente quelle torri umane ‘semplici’ (pilar) o circolari (castilli), che spalla dopo spalla svettano a cinque, sei, sette piani ? Vince chi non cade, è ovvio, ma per tutti, il tifo del pubblico è il più incoraggiante sostegno.

Tra cortei, esibizioni, e...paellas, sarà presto di nuovo sera, e dunque danze, maschere, concerti...Seguiteli tutti : essere ubiqui, però, per una volta non sarà necessario. I fuochi d’artificio che esplodono l’ultima sera da Montjuic, si vedono anche da molto molto lontano.