martedì 23 febbraio 2021

CROCE ROSSA ITALIANA - UNA STORIA NELLA STORIA di Stefania Zanardi


 


A un anno esatto dall'inizio di una pandemia che ha cambiato noi e il mondo, Stefania Zanardi ha raccolto la testimonianza di chi ha sempre vissuto in trincea, ogni giorno, questa e altre emergenze: la Croce Rossa Italiana. Ecco la loro storia nella storia... 

Umanità, Unità, Neutralità, Imparzialità, Indipendenza, Universalità e Volontarietà, questi i i valori fondanti, i 7 Principi Fondamentali. E poi le Sorelle Crocerossine e ancora, gli operatori del Sorriso ed il Corpo Militare Volontario.

Ma di cosa stiamo parlando ?

Forse avrete già capito, si tratta della Croce Rossa Italiana, che prende vita dalla Convenzione di Ginevra nel 1864, quando Henry Dunant creò la Croce Rossa e la Mezza Luna Rossa, oggi presente in ben 190 paesi in tutto il mondo. In Italia, in particolare a Milano, l’Associazione viene fondata il 15 giugno 1864, esattamente due mesi prima della firma della Convenzione di Ginevra e, solo tre anni dopo l’unità d’Italia. Questa meravigliosa realtà, vede la luce a Parma il 13 Maggio 1866.

Ma andiamo per gradi, alla ricerca delle origini, della storia, delle attività, delle sue persone, passo dopo passo, alla scoperta di un mondo a noi straordinariamente vicino, ma spesso poco conosciuto ai più.

Nella sede di Via Riva a Parma, vengo accolta dal Presidente Giuseppe Zammarchi, la Crocerossina Ispettrice Sorella Sonia Magnani e Cosetta Iacci, operatrice del Sorriso /clown (non sto scherzando!)

Comincio a farmi raccontare delle attività svolte nel 2020, anno che mai scorderemo e che un giorno troveremo sui libri di storia.

Siamo stati in prima linea”- dichiara Sorella Sonia Magnani - “e tutt’ora lo siamo, attivi col servizio ambulanza 24 ore su 24 per combattere l’epidemia sul territorio di Parma e provincia. Abbiamo prestato assistenza sociale, cura della persona, supporto psicologico ai più fragili, mediante consegna di farmaci e spese, inoltre installato tende al Pronto Soccorso di Parma e Vaio , collaborato con l’AUSL di Parma dotandoli di gazebi per tamponi Covid 19, trasporto container con il Gruppo di Protezione Civile, utilizzati per il numero elevato di persone decedute.

Abbiamo poi allestito Tende al Campus per tamponi Covid 19, trasportato e smistato generi di prima necessità per le sedi di Croce Rossa Italiana di Parma e Provincia. Un elenco che sarebbe ancora molto lungo.”

Avendo tutti noi vissuto, direttamente o indirettamente, la pandemia da Covid, provo ad immaginare la fatica psicologica e il pesante carico emotivo…

Prosegue Sorella Magnani: “In certi periodi siamo stati talmente impegnati, coinvolti totalmente, da non avere neppure il tempo di “cedere” al dolore, per noi non è ancora arrivato il momento di “lasciarsi andare”, di occuparci della nostra emotività poiché tanta è stata (e in parte lo è ancora) l’adrenalina che ci ha sorretto e ci sorregge ancora”.

Durante quei lunghi mesi del 2020” - ci tiene a sottolineare Sorella  Sonia - “alcuni volontari, collaboratori della CRI, con grande rammarico hanno dovuto abbandonare per difficoltà familiari, perché colpiti dalla malattia e, incredibile ma vero, questa rinuncia li ha fatti soffrire perché imposta da una scelta obbligata”.

La Onlus con cui collaboro” - interviene Cosetta Iacci - “quella del Sorriso del Clown, essendo presenza fissa in ospedale, ha agito da link, da collegamento, consegnando effetti personali tra i malati ricoverati nelle stanze e fra i padiglioni dell’ospedale, aiutando quella parte di persone più bisognose di aiuto (peraltro aumentata del 50%) a superare momenti complicati e dolorosi”.

Perchè” - chiarisce Cosetta - “il compito del “clown” è difficilissimo: regalare sorrisi a chi sta vivendo un momento difficile, bambini, adulti o anziani…poco importa. E’ così che, nell’anno appena trascorso, si è creato un fil rouge di umanità tra la città, i suoi abitanti e gli operatori della Croce Rossa che hanno messo in campo servizi di aiuto di ogni genere, in particolare rispondendo alla tante richieste di solidarietà ed ascolto, indispensabile in situazioni simili”.

Oggi” - aggiunge Cosetta - “è maggiore l’emergenza sociale di quella sanitaria e grazie alla consegna di vestiario, alimenti, oggetti di prima necessità, i volontari rappresentano un punto fermo. Tanti i progetti in divenire: ricordiamo Villa d’Este, centro di aiuto in Oltretorrente, insieme all’altro punto di incontro in zona San Leonardo,”

C’è una domanda che mi sorge spontanea e che rivolgo a  Sorella Sonia Magnani: come nasce il suo interesse e il suo impegno di volontaria.

Dobbiamo tornare a ritroso nel tempo, al 1986, quando con altri ragazzi e ragazze si visitavano le scuole per diffondere informazioni, e si faceva assistenza agli anziani nelle Case di Riposo, collaborando con la Protezione Civile”. “In quegli anni”- prosegue Sorella  Magnani - “ho maturato la decisione di dedicarmi al sociale. Il mio sogno era diventare infermiera, per vari motivi un percorso abbandonato, trasformato poi nella scelta di diventare crocerossina”.

Sono curiosa di sapere quali sono le competenze e le caratteristiche richieste per abbracciare questa scelta.

Chi sceglie questa strada, deve avere nel cuore un grande desiderio di disponibilità verso gli altri” - risponde con entusiasmo Sorella  Sonia - “il corso per diventare Crocerossina è biennale, molto impegnativo e ancora oggi viene vista come una missione (e in effetti la è) sebbene in missione nel senso completo non si vada spesso. Essendo inoltre un Corpo Militare Ausiliaeio delle Forze Armate, esiste un regolamento da rispettare: devo ammettere che in questo periodo abbiamo ricevuto molte richieste per diventare crocerossine volontarie e sono orgogliosa di affermare che, attualmente, sono sei  le allieve che stanno frequentando, dai 28 ai 35 anni, un’età molto giovane confrontandola al passato. Penso che la situazione Covid abbia spinto tanti a desiderare di rendersi utili in modo fattivo”.

Il Presidente Zammarchi interviene e ci riporta alle radici della Croce Rossa.

E’ dal 1866 - ricorda - “che Parma ospita la sua sede CRI, che ha raggiunto oggi più di 800 volontari solo in città e 3000 in tutta la provincia. Essendo alla guida di questa associazione da tanti anni, ho visto trasformazioni, evoluzioni del sistema sociale, richieste di vario genere alle quali la Croce Rossa ha sempre risposto con dedizione”.

Il presidente Zammarchi, un incarico a tutto tondo, sempre disponibile, mai riluttante ad aiutare un volontario h 24, riuscendo a fare convivere i suoi impegni personali con quelli istituzionali da Presidente e Volontario, garantendo la sua presenza in qualsiasi situazione Croce Rossa… una garanzia per ogni  evenienza. E, ripercorrendo alcuni eventi storici, non possiamo dimenticare nel 2016 i festeggiamenti dei 150 anni dalla fondazione della CRI di Parma, (appena due anni dopo i 150 anni di Croce Rossa Italiana a livello nazionale. occasione che ha visto la pubblicazione del libro L’Esercito della Carità a cura di Alessandra Mastronardo.

Prosegue Zammarchi: “Lavorare in Croce Rossa richiede impegno, formazione continua, in collaborazione con società sportive, aziende a contatto con formatori di alta qualità perché si lavora con la vita delle persone. I nostri valori fondanti sopracitati ne sono la conferma, l’inclusione è importantissima, gli stessi corsi di formazione si basano su un Team-building ove l’approccio con gli altri è totalmente inclusivo”.

A proposito di inclusione anche giovanile” - aggiunge Iacci - “molti di loro che decidono di compiere servizio civile in Croce Rossa, si ritrovano poi a decidere di diventare volontari, ed entrare in una famiglia che ti fa sentire parte di una grande squadra”. “Personalmente” - sottolinea - “amo lavorare con i ragazzi dell’emergenza perché li ammiro, apprezzo il loro dedicare tempo libero a chi ha bisogno. Da parte mia, il fatto di indossare l’abito da Clown, essere operatore del sorriso (il passo successivo è Clown dottore) mi aiuta ad abbassare lo stress. Attraverso il travestimento lascio cadere regole e paletti e, una volta tolto il Naso, ritorno alla mia vita quotidiana senza però portare con me tutto quello che vivo in corsia”.

Vengo a conoscenza che la presenza di una psicologa è fissa e contribuisce a formare i volontari che lavorano nel mondo della Clownery (S.E.P.). Il confronto con questa figura non solo è necessario ma obbligatorio.

Desidero concludere questa panoramica sul mondo della Croce Rossa di Parma chiedendo a Sorella Sonia quale è il significato e l’importanza di indossare una divisa come quella della crocerossina.

Certo” - mi chiarisce illuminandosi - “la divisa influisce certamente su chi entra, è un retaggio storico e ha grande valenza; la divisa bianca è quella di rappresentanza, ed è molto emozionante indossarla e, sebbene pure l’uniforme da lavoro azzurra sia di grande valore, non dona la stessa emozione, ma ti rende orgogliosa perché ti dà un forte senso di appartenenza. La gente, alla vista dell’uniforme che indossi, ti ammira ma soprattutto ti ringrazia e la parola “grazie” è il più bel dono per noi”.  

Le porte della Croce Rossa sono aperte a tutti, soprattutto a chi decide di dare una svolta importante alla propria vita…una sliding door da oltrepassare per entrare a far parte di una grande famiglia con una storia prestigiosa scritta da tantissimi volontari.

 

lunedì 15 febbraio 2021

QUANDO IL LIBRO E' SMART - AL VIA IL PROGETTO FIDENZA VILLAGE BOOK CLUB DA UN'IDEA DI SIMONA MANFREDI di Stefania Zanardi




Fidenza Village Book club è una recentissima iniziativa, tutta al femminile, nata dalla brillante e curiosa idea di Simona Manfredi, còlta e condivisa da Fidenza Village. Un progetto in ambito culturale, che cura insieme a Bianca Reali (social manager di F.V.) per sostenere Parma Capitale della cultura 20/21,  ospitando salotti letterari ma...visti i tempi... in Life streaming.

Una chiacchierata con Simona, un po’ di curiosità ci invita ad entrare e scoprire questo bel progetto.

La popolarità del Fidenza Village- inizia a spiegarmi Simona- è per lo più collegata allo shopping,  agli acquisti e a luxury brand, ma è anche attenta ai progetti culturali ed artistici.

Visti i “ tempi bui”per quanto concerne i contatti personali, gli incontri, gli scambi umani, mi è piaciuta l’idea restare in relazione col pubblico, col seguito di Fidenza Village approfondendo il lato culturale”.

E pensare che tutto sembra nascere da un piccolo gruppo di amiche intime, dall’amore per i libri, dalla condivisione.

Già- sottolinea Simona- da qualche tempo (complice anche la pandemia) con alcune amiche di lunga data, ci incontriamo una volta al mese per scambiarci un libro che ognuna di noi legge per poi ritrovarsi e scambiarsi idee, approfondendo l’amicizia stessa, la conoscenza reciproca, selezionando la lettura con più accuratezza.”

Una buona idea- direi- che si è trasformata in vera e propria passione, organizzata con cura e dedizione.

E, a questo punto, mi incuriosisce sapere come avvengono gli incontri in streaming, quali le difficoltà e l’impegno richiesto.

In realtà- chiarisce Simona- l’Iniziativa del Book Club può avvenire in diversi luoghi, dipende dove si trova l’autore in questione: per esempio, il primo appuntamento con la giornalista Simona Branchetti è avvenuto in collegamento tra Roma (dove lei vive) e a Milano, a casa di Laura Ghislandi.”

Simona Manfredi gravita da anni nell’universo delle Organizzazioni, degli Eventi, lavorando e confrontandosi con varie categorie di persone: mi incuriosisce conoscere il diverso approccio,  la collaborazione che ha tenuto e tiene con uomini e donne.

Devo ammettere- risponde convinta- che lavoro bene con entrambi sebbene, talvolta prediligo le donne per un semplice motivo ; parto da un presupposto alto per quanto riguarda il sesso femminile, ammiro le donne in gamba che lavorano, si organizzano trovando tempo per se stesse. Ma pure nel rapporto lavorativo con gli uomini- incalza- mai ho riscontrato difficoltà ; tutt’al più direi che prediligo i giovani (uomini e donne), credo molto in loro – cosa non scontata da parte di persone della mia età- e insieme creiamo una grande sinergia, alla quale loro rispondono dando tutto se stessi. I miei contatti, le mie collaborazioni – sottolinea Simona- hanno spaziato (oltre al Fidenza Village) in altre attività, soprattutto con giovani con i quali i rapporti si sono rafforzati. Volendo approfondire- confessa- ho qualche difficoltà nel lavorare con donne troppo competitive, in quanto non amo la competizione!”

Ritorno sui miei passi, al discorso Smart working, argomento focale del primo incontro con Simona Branchetti “ Donne!!! E’ arrivato lo smart working, opportunità o trappola?” cit. dal suo libro.

Guarda – mi informa Simona- io da sempre lavoro in smart (non avendo un ufficio) precisamente dal 2014 e ,per me è imprescindibile. Senza dubbio, il primo lockdown (per intenderci da marzo del 2020), aveva spiazzato tutti, imponendo scelte non certo decise liberamente ; il fatto di trovarmi a casa contemporaneamente con marito e figlio, ha cambiato le prospettive della giornata. Purtroppo – sottolinea- alla donna è ancora richiesto (oltre al proprio lavoro) l’impegno casalingo, la cura della casa, cosa che l’uomo dà spesso per scontato. Tenere riunita la famiglia, svolgere a pieno il ruolo di casalinga, è stato piacevole, se penso poi che in 31 anni di matrimonio non avevo mai convissuto con mio marito dal mattino alla sera (tranne in vacanza) – confessa Simona- direi che è andata bene. Sono riuscita a mantenere i miei contatti lavorativi sui “social”, senza interrompere le mie attività, i miei contatti”.

Riprendo il filo relativo discorso femminile per capire meglio il punto di vista di Simona sulle donne.

Sinceramente- chiarisce- parto dal presupposto che noi donne abbiamo capacità , talenti, siamo preziose e sono dispiaciuta nel vedere talvolta donne che non sfruttano le loro potenzialità, non importa in quale campo.”

L’infaticabile Simona, oltre all’iniziativa Book club Fidenza Village, da anni è all’interno del progetto Quadrilegio, una finestra sull’arte a 360° che, credo, tutta Parma conosca e apprezzi.

Questa bellissima esperienza- racconta con orgoglio Simona- dura da ormai 10 anni ed è condivisa con altri tre colleghi (Giulio Belletti, Marina Buratti, Maura Ferrari) coi quali ho ideato questo evento ove l’arte contemporanea è al centro. In questa realtà  viene abbracciata ogni forma artistica, c’è grande inclusione, ognuno di noi apre il proprio spazio all’altro, al pubblico.

Siamo sempre disponibili verso le novità  – sottolinea Simona- ascoltare proposte, ospitare artisti mostrando al pubblico di turno, le loro opere.

Il 2020 ha purtroppo limitato tutto notevolmente ; avremmo voluto aprire alla città per tutto l’anno – svela Simona- con programmazioni e comunicazioni ma il problema covid ha avuto il sopravvento. Però- sorride con ottimismo- questo arresto forzato ci ha permesso di creare nuovi rapporti con l’assessorato alla cultura , con la macchina comunale, intrecciando buone relazioni, offrendo alla fine pure aspetti positivi, lavorando e ragionando in grande.

L’impossibilità -prosegue-  di incontrarsi fisicamente in gallerie d’arte, laboratori, spazi creativi , ha rafforzato e approfondito l’uso dei social, dando visibilità a giovani talenti emergenti , che non sarebbero riusciti ad uscire allo scoperto. “

Ritorniamo al Book club Fidenza Village per aggiornarci sui prossimi appuntamenti :

visto il successo riscosso dal primo incontro in streaming , da bimestrali, i meeting sono diventati mensili e cosi’ il 26 Febbraio Daria Bignardi parlerà del suo libro “Oggi faccio azzurro”, intervistata dalla giornalista di sky arte Sabrina Donadel, a seguire in marzo Silvia Sliti verrà intervistata da Laura Ghislandi mentre in Aprile parlerà Cristina Parodi con il libro su Harry e Megan “ E vissero tutti felici e contenti” incontro condotto dalla giornalista del tg 5 Elisabetta Falciola.

A maggio sarà la volta di Marina Di Guardo (madre di Chiara Ferragni) intervistata  da Ghislandi , tutto rigorosamente in diretta su Instagram, accolto dall’Ufficio Comunicazioni marketing del Fidenza Village.

Arte, cultura e bellezza che vanno a braccetto con volontariato e solidarietà poiché Simona è attualmente Presidente Provinciale dell’associazione Onlus Loto per la prevenzione e l’attenzione sul tumore ovarico.

Altro impegno, altra storia.



lunedì 8 febbraio 2021

UN SALUTO IN SILENZIO PER GUSTAVO MARCHESI di Rita Guidi


  


Come si saluta un musicologo e scrittore, uno storico e custode delle tradizioni, un maestro di cultura senza confini se non quelli delle sue amatissime note? Noi lo faremo così, ascoltando, in silenzio,  la sua voce, in questa ormai lontana intervista...

 "Verdi ? Un vero piacentino !!!" 

Gustavo Marchesi ha un serissimo sguardo beffardo : spiazzante. Un po' come la tranquilla casualita' con cui indossa un pullover a righe rossoblu sotto un gilet color caffelatte.  Altri interessi:  che sono qui, nel suo studio da studioso : spiazzante. 

Libri corrosi da polvere d'archivio, e appunti, fogli, oggetti, ninnoli, lampade in ordine sparso attorno ad un computer insospettabile come la poltroncina anatomica da ufficio sotto cuscini e coperte fatte a mano.   

Verdi un vero piacentino ??? Non sara' questo che ha scritto (o meglio tolto) nella sua "Storia di Parma" (il volume "Storia di Parma" di Gustavo marchesi e' fresco di stampa per i tipi della Newton Compton Editore ) ?  

 "Ma no. Intendiamoci. Semplicemente, Verdi ha un carattere distaccato, indipendente ; gli piace essere autonomo rispetto a qualsiasi luogo, e lo rivendica. Dunque e' molto diverso, in questo senso, dai parmigiani. E' piacentino..."  

 Dunque con Verdi al suo posto stiamo tranquilli. Del resto non poteva essere diversamente. Un musicologo come lei...  

 "No,no. Un momento. - e si arrabbia - vorrei chiarire subito che mi sento prima scrittore che musicologo . L'unica cosa che mi riesce di fare con passione e' scrivere ; ovviamente non di tutto. E visto che tra le cose che mi interessano di piu' c'e' la musica...Sorprendente, invece, - prosegue Marchesi - non dovrebbe essere il fatto che  uno come me,  catalogato come musicologo,  scriva un libro di storia, ma   semmai (purtroppo ) lo scollamento attuale tra cultura musicale e cultura letteraria. Forse perche' non la si insegna nelle scuole, forse per altri motivi, non so...Il risultato e' che si studia il '600 senza conoscerne la musica . E come si puo' ammirare il barocco senza la pittura, la scultura, ma anche la musica ? E Dante? Dante  e' disseminato di citazioni musicali.."   

Questo per dire che c'e' anche tanta musica nella sua "Storia di Parma" ?  

 "Per dire che non  manca. E poi in fondo - come una faticosa confessione - i miei studi specialistici mi sono stati di grande aiuto per realizzaere quest'opera. Persino quelli piu' lontani, dei tempi della laurea - ricorda Marchesi, lo stesso sguardo frizzante che doveva avere allora - In musicologia, sul '300. Poi ho iniziato un rapporto continuativo con l'Istituto nazionale di Studi Verdiani : pubblicazione di bollettini, puntate biografiche su Verdi..."   

Eccolo la' Verdi. Per Marchesi cosi' spesso occasione : una biografia per la UTET ( anche di Toscanini : Premio Castiglioncello 1993), un'altra per la Guanda, ispirazione per un romanzo...Occasione, pero' ...Occasione come la musica, ma per uno scrittore...   

"Dico Verdi per dire l''800 - continua infatti Marchesi - Attraverso di lui, l'uomo o la storia."  

 Come attraverso Parma la storia ?  

 "Si. Esattamente. Mi piace guardare a Parma come ad un palcoscenico su cui si muovono tante vicende. Ed e' un palcoscenico che ha vissuto ben piu' di un grande momento."   

Ben piu' di una "prima" allora.. 

  "Direi che ogni periodo storico ne ha avuta almeno una : il Medio Evo e l'Antelami, poi il Parmigianino e il Correggio, i Duchi, Du Tillot, l''800, e adesso altri fenomeni come l'industria o lo sport."  

 E' una storia che ci raggiunge, infatti, questa di Marchesi, che parla con stile piacevolmente brillante  dei lontani splendori color Farnese (suo tra l'altro anche il volume "Dinastia Farnese" edito da Battei), come di quelli freschi freschi gialloblu' del Parma calcio.  

 "Quello del passato piu' recente e' uno dei periodi cui ho dovuto riservare piu' attenzioni - spiega Marchesi - Non potevo dilungarmi troppo e non potevo nemmeno tralasciare fattori seppur quotidiani, cosi' importanti (come appunto il calcio o la "vasca" in via Cavour). Del resto, se pensiamo anche al Regio, quello della lirica e' l'ultimo stadio di una tradizione, di una passione che risale ai Farnese..."

   Di nuovo l'aiuto della musica...  

 "Si. Invece nessun aiuto per il Medio Evo, che ho indagato per cosi' dire "ex-novo". Appassionandomi : soprattutto ho cercato di rendere il modo di vedere le cose piu' che l'intreccio politico...Ad esempio le esecuzioni in  piazza. Sono terrificanti, macabre..."  

 Parma come palcoscenico, e dunque un po'...teatrali ?   "Un po'...Ma sarebbero piaciute anche a Verdi.. Anche lui pensava ad un palcoscenico di casa : come ad esempio Colorno, che era il suo Escorial...   Finalmente Verdi: altrimenti finiva per farsi una fama di storico...  

 "Eh gia' - sorride Marchesi - E pensare che invece ho accettato di scrivere la storia di Parma perche' e' una citta' dove la musica ha sempre avuto grande importanza..."

                                                                        Rita Guidi