Umanità, Unità,
Neutralità, Imparzialità, Indipendenza, Universalità e Volontarietà, questi i i
valori fondanti, i 7 Principi Fondamentali. E poi le Sorelle Crocerossine e
ancora, gli operatori del Sorriso ed il Corpo Militare Volontario.
Ma di cosa stiamo
parlando ?
Forse avrete già
capito, si tratta della Croce Rossa Italiana, che prende vita dalla Convenzione
di Ginevra nel 1864, quando Henry Dunant creò la Croce Rossa e la Mezza Luna
Rossa, oggi presente in ben 190 paesi in tutto il mondo. In Italia, in
particolare a Milano, l’Associazione viene fondata il 15 giugno 1864,
esattamente due mesi prima della firma della Convenzione di Ginevra e, solo tre
anni dopo l’unità d’Italia. Questa meravigliosa realtà, vede la luce a Parma il
13 Maggio 1866.
Ma andiamo per gradi,
alla ricerca delle origini, della storia, delle attività, delle sue persone,
passo dopo passo, alla scoperta di un mondo a noi straordinariamente vicino, ma
spesso poco conosciuto ai più.
Nella sede di Via
Riva a Parma, vengo accolta dal Presidente Giuseppe Zammarchi, la Crocerossina
Ispettrice Sorella Sonia Magnani e Cosetta Iacci, operatrice del Sorriso /clown
(non sto scherzando!)
Comincio a farmi
raccontare delle attività svolte nel 2020, anno che mai scorderemo e che un
giorno troveremo sui libri di storia.
“Siamo stati in prima linea”- dichiara Sorella Sonia Magnani - “e
tutt’ora lo siamo, attivi col servizio ambulanza 24 ore su 24 per combattere
l’epidemia sul territorio di Parma e provincia. Abbiamo prestato assistenza
sociale, cura della persona, supporto psicologico ai più fragili, mediante
consegna di farmaci e spese, inoltre installato tende al Pronto Soccorso di
Parma e Vaio , collaborato con l’AUSL di Parma dotandoli di gazebi per tamponi Covid
19, trasporto container con il Gruppo di Protezione Civile, utilizzati per il
numero elevato di persone decedute.
Abbiamo poi
allestito Tende al Campus per tamponi Covid 19, trasportato e smistato generi
di prima necessità per le sedi di Croce Rossa Italiana di Parma e Provincia. Un
elenco che sarebbe ancora molto lungo.”
Avendo tutti noi
vissuto, direttamente o indirettamente, la pandemia da Covid, provo ad
immaginare la fatica psicologica e il pesante carico emotivo…
Prosegue Sorella Magnani:
“In certi periodi siamo stati talmente impegnati, coinvolti totalmente, da non avere neppure il tempo
di “cedere” al dolore, per noi non è ancora arrivato il momento di “lasciarsi
andare”, di occuparci della nostra emotività poiché tanta è stata (e in parte
lo è ancora) l’adrenalina che ci ha sorretto e ci sorregge ancora”.
“Durante quei lunghi mesi del 2020” - ci tiene a sottolineare Sorella Sonia - “alcuni volontari, collaboratori
della CRI, con grande rammarico hanno dovuto abbandonare per difficoltà
familiari, perché colpiti dalla malattia e, incredibile ma vero, questa
rinuncia li ha fatti soffrire perché imposta da una scelta obbligata”.
“La Onlus con cui collaboro” - interviene Cosetta Iacci - “quella del
Sorriso del Clown, essendo presenza fissa in ospedale, ha agito da link, da
collegamento, consegnando effetti personali tra i malati ricoverati nelle
stanze e fra i padiglioni dell’ospedale, aiutando quella parte di persone più
bisognose di aiuto (peraltro aumentata del 50%) a superare momenti complicati e
dolorosi”.
“Perchè” - chiarisce Cosetta - “il compito del “clown” è
difficilissimo: regalare sorrisi a chi sta vivendo un momento difficile,
bambini, adulti o anziani…poco importa. E’ così che, nell’anno appena
trascorso, si è creato un fil rouge di umanità tra la città, i suoi abitanti e
gli operatori della Croce Rossa che hanno messo in campo servizi di aiuto di
ogni genere, in particolare rispondendo alla tante richieste di solidarietà ed
ascolto, indispensabile in situazioni simili”.
“Oggi” - aggiunge Cosetta - “è maggiore l’emergenza sociale di quella
sanitaria e grazie alla consegna di vestiario, alimenti, oggetti di prima
necessità, i volontari rappresentano un punto fermo. Tanti i progetti in
divenire: ricordiamo Villa d’Este, centro di aiuto in Oltretorrente, insieme
all’altro punto di incontro in zona San Leonardo,”
C’è una domanda che
mi sorge spontanea e che rivolgo a Sorella
Sonia Magnani: come nasce il suo interesse e il suo impegno di volontaria.
”Dobbiamo tornare a ritroso nel tempo, al 1986,
quando con altri ragazzi e ragazze si visitavano le scuole per diffondere
informazioni, e si faceva assistenza agli anziani nelle Case di Riposo,
collaborando con la Protezione Civile”. “In quegli anni”- prosegue Sorella Magnani - “ho maturato la decisione di
dedicarmi al sociale. Il mio sogno era diventare infermiera, per vari motivi un
percorso abbandonato, trasformato poi nella scelta di diventare crocerossina”.
Sono curiosa di
sapere quali sono le competenze e le caratteristiche richieste per abbracciare questa scelta.
”Chi sceglie questa strada, deve avere nel
cuore un grande desiderio di disponibilità verso gli altri” - risponde con entusiasmo Sorella Sonia - “il corso per diventare
Crocerossina è biennale, molto impegnativo e ancora oggi viene vista come una
missione (e in effetti la è) sebbene in missione nel senso completo non si vada
spesso. Essendo inoltre un Corpo Militare Ausiliaeio delle Forze Armate, esiste
un regolamento da rispettare: devo ammettere che in questo periodo abbiamo
ricevuto molte richieste per diventare crocerossine volontarie e sono
orgogliosa di affermare che, attualmente, sono sei le allieve che stanno frequentando, dai 28 ai
35 anni, un’età molto giovane confrontandola al passato. Penso che la
situazione Covid abbia spinto tanti a desiderare di rendersi utili in modo
fattivo”.
Il Presidente
Zammarchi interviene e ci riporta alle radici della Croce Rossa.
“E’ dal 1866 - ricorda - “che Parma ospita la sua sede CRI, che ha
raggiunto oggi più di 800 volontari solo in città e 3000 in tutta la provincia.
Essendo alla guida di questa associazione da tanti anni, ho visto
trasformazioni, evoluzioni del sistema sociale, richieste di vario genere alle
quali la Croce Rossa ha sempre risposto con dedizione”.
Il presidente Zammarchi,
un incarico a tutto tondo, sempre disponibile, mai riluttante ad aiutare un
volontario h 24, riuscendo a fare convivere i suoi impegni personali con quelli
istituzionali da Presidente e Volontario, garantendo la sua presenza in
qualsiasi situazione Croce Rossa… una garanzia per ogni evenienza. E, ripercorrendo alcuni eventi
storici, non possiamo dimenticare nel 2016 i festeggiamenti dei 150 anni dalla
fondazione della CRI di Parma, (appena due anni dopo i 150 anni di Croce Rossa
Italiana a livello nazionale. occasione che ha visto la pubblicazione del libro
L’Esercito della Carità a cura di Alessandra Mastronardo.
Prosegue Zammarchi: “Lavorare
in Croce Rossa richiede impegno, formazione continua, in collaborazione con
società sportive, aziende a contatto con formatori di alta qualità perché si
lavora con la vita delle persone. I nostri valori fondanti sopracitati ne sono
la conferma, l’inclusione è importantissima, gli stessi corsi di formazione si
basano su un Team-building ove l’approccio con gli altri è totalmente inclusivo”.
“A proposito di inclusione anche giovanile” - aggiunge Iacci - “molti di loro che
decidono di compiere servizio civile in Croce Rossa, si ritrovano poi a
decidere di diventare volontari, ed entrare in una famiglia che ti fa sentire
parte di una grande squadra”. “Personalmente” - sottolinea - “amo
lavorare con i ragazzi dell’emergenza perché li ammiro, apprezzo il loro
dedicare tempo libero a chi ha bisogno. Da parte mia, il fatto di indossare
l’abito da Clown, essere operatore del sorriso (il passo successivo è Clown
dottore) mi aiuta ad abbassare lo stress. Attraverso il travestimento lascio
cadere regole e paletti e, una volta tolto il Naso, ritorno alla mia vita
quotidiana senza però portare con me tutto quello che vivo in corsia”.
Vengo a conoscenza
che la presenza di una psicologa è fissa e contribuisce a formare i volontari
che lavorano nel mondo della Clownery (S.E.P.). Il confronto con questa figura
non solo è necessario ma obbligatorio.
Desidero concludere
questa panoramica sul mondo della Croce Rossa di Parma chiedendo a Sorella Sonia
quale è il significato e l’importanza di indossare una divisa come quella della
crocerossina.
“Certo” - mi chiarisce illuminandosi - “la divisa
influisce certamente su chi entra, è un retaggio storico e ha grande valenza;
la divisa bianca è quella di rappresentanza, ed è molto emozionante indossarla
e, sebbene pure l’uniforme da lavoro azzurra sia di grande valore, non dona la
stessa emozione, ma ti rende orgogliosa perché ti dà un forte senso di appartenenza.
La gente, alla vista dell’uniforme che indossi, ti ammira ma soprattutto ti
ringrazia e la parola “grazie” è il più bel dono per noi”.
Le porte della Croce
Rossa sono aperte a tutti, soprattutto a chi decide di dare una svolta
importante alla propria vita…una sliding door da oltrepassare per entrare a far
parte di una grande famiglia con una storia prestigiosa scritta da tantissimi
volontari.
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