Molti
la chiamano ancora oggi la “via dei dollari”, anche se sullo stradario è
indicata più semplicemente come via Marconi. Soprannome costoso e
apparentemente stonato che percorre questa cittadina dalle atmosfere medievali
nota invece per le sue armonie: Castelfidardo.
Castelfidardo e cioè la patria delle
fisarmoniche e di una vittoria molto italiana. Luogo antico, adagiato su un
piccolo colle dell’entroterra marchigiano, storicamente segnato, oltre che da
Garibaldi, dal fiorire di un’industria dei suoni destinata ad attirare negli
anni Sessanta ricchezze e residenze (appunto i palazzi di quella via…) di tanti
imprenditori. Una nota forte. Perché certamente, prima, Castelfidardo non era
così.
Fondato
nel VI secolo, l’antico borgo agricolo “Castel Ficardo” fu libero comune sin
dal XII secolo. Passato alla Chiesa nel
1281 ( ma indipendente durante l'esilio avignonese), fu riconquistato nel 1354
dall'Albornoz. Dopo un breve dominio dei
Malatesta e degli Sforza, tornò però ad essere definitivamente territorio della
Chiesa, dal XV secolo fino
alla… unità d’Italia. Perché è questa l’altra occasione di celebrità di
Castelfidardo. L’essere stato sede della storica disfida del 18 Novembre 1860
tra l'esercito pontificio e quello piemontese, che ne uscì trionfante sotto la
guida del generale Cialdini.
Non a
caso è lui, a capo dei suoi uomini, il condottiero ritratto a cavallo nel
suggestivo movimento plastico di un bronzo, realizzato da Vito Pardo nel 1910,
e che si trova oggi proprio all’inizio dell’abitato, dopo un lungo viale di
cipressi. Certamente da vedere.
Così
come lo è a collegiata di Santo Stefano, vicina al Municipio, al cui interno si
trova una cinquecentesca “Ultima cena” di Felice Pellegrino (1594) e una statua
di S. Tommaso di arte toscana sempre del
XVI secolo. O ancora, nella piazza del Comune, l’antico palazzo priorale dalle
torri merlate, che racchiude al primo piano
il suo salone degli stemmi.
E da
ascoltare? Praticamente tutta questa piccola città. Segnata dal fiuto di un
lontano contadino che in breve tempo la trasformò nel più armonioso dei mondi
industriali. Si racconta infatti che un giorno, un pellegrino in visita alla
vicina Loreto che viaggiava con la sua inseparabile fisarmonica, sia passato di
qui. Non senza tracce: tale Paolo Soprani, un abile stornellatore, ne restò
infatti talmente affascinato che lo convinse a vendergliela.
Era il
1863. La neonata Italia conosceva così questo popolare strumento. Mentre
Castelfidardo battezzava quella che sarebbe stata la sua nuova “economia”, la
sua improvvisa celebrità. E quella “via dei dollari”, solo apparentemente
stonata, che ancora oggi resta a ricordarlo. nel...
...MUSEO INTERNAZIONALE DELLA FISARMONICA
Rita
Guidi