mercoledì 29 settembre 2021

L'ARMONIA DI UN BORGO: CASTELFIDARDO di Rita Guidi

 

 


 

  Molti la chiamano ancora oggi la “via dei dollari”, anche se sullo stradario è indicata più semplicemente come via Marconi. Soprannome costoso e apparentemente stonato che percorre questa cittadina dalle atmosfere medievali nota invece per le sue armonie: Castelfidardo.

 Castelfidardo e cioè la patria delle fisarmoniche e di una vittoria molto italiana. Luogo antico, adagiato su un piccolo colle dell’entroterra marchigiano, storicamente segnato, oltre che da Garibaldi, dal fiorire di un’industria dei suoni destinata ad attirare negli anni Sessanta ricchezze e residenze (appunto i palazzi di quella via…) di tanti imprenditori. Una nota forte. Perché certamente, prima, Castelfidardo non era così.

 Fondato nel VI secolo, l’antico borgo agricolo “Castel Ficardo” fu libero comune sin dal XII secolo.   Passato alla Chiesa nel 1281 ( ma indipendente durante l'esilio avignonese), fu riconquistato nel 1354 dall'Albornoz.  Dopo un breve dominio dei Malatesta e degli Sforza, tornò però ad essere definitivamente territorio della Chiesa, dal XV               secolo fino alla… unità d’Italia. Perché è questa l’altra occasione di celebrità di Castelfidardo. L’essere stato sede della storica disfida del 18 Novembre 1860 tra l'esercito pontificio e quello piemontese, che ne uscì trionfante sotto la guida del generale Cialdini.

 Non a caso è lui, a capo dei suoi uomini, il condottiero ritratto a cavallo nel suggestivo movimento plastico di un bronzo, realizzato da Vito Pardo nel 1910, e che si trova oggi proprio all’inizio dell’abitato, dopo un lungo viale di cipressi. Certamente da vedere.

 Così come lo è a collegiata di Santo Stefano, vicina al Municipio, al cui interno si trova una cinquecentesca “Ultima cena” di Felice Pellegrino (1594) e una statua di S. Tommaso di arte toscana sempre  del XVI secolo. O ancora, nella piazza del Comune, l’antico palazzo priorale dalle torri merlate, che racchiude al primo piano  il suo salone degli stemmi.

 E da ascoltare? Praticamente tutta questa piccola città. Segnata dal fiuto di un lontano contadino che in breve tempo la trasformò nel più armonioso dei mondi industriali. Si racconta infatti che un giorno, un pellegrino in visita alla vicina Loreto che viaggiava con la sua inseparabile fisarmonica, sia passato di qui. Non senza tracce: tale Paolo Soprani, un abile stornellatore, ne restò infatti talmente affascinato che lo convinse a vendergliela.

 Era il 1863. La neonata Italia conosceva così questo popolare strumento. Mentre Castelfidardo battezzava quella che sarebbe stata la sua nuova “economia”, la sua improvvisa celebrità. E quella “via dei dollari”, solo apparentemente stonata, che ancora oggi resta a ricordarlo. nel...

...MUSEO INTERNAZIONALE DELLA FISARMONICA

 147 fisarmoniche, senza contare quelle incise sulle monete o stampate sui francobolli. Si trovano al Museo Internazionale della Fisarmonica, in Via Mordini, ospitato da un intero piano del cinquecentesco Palazzo municipale, naturalmente, di Castelfidardo. Organetti, fisarmoniche ed                 altri strumenti musicali ad ancia libera, testimoniano, sotto i fascinosi riflettori di queste antiche volte, gli sviluppi e la storia di questa cittadina che è ancor oggi uno dei principali centri mondiali di questa così particolare produzione. (Anche per questo) nato nel 1981,  il museo si compone di diverse sezioni: ci sono quelle (e quasi tutte ancora funzionanti) costruite tra il                                      1840 ed il 1968, e poi ci sono le chicche stravaganti, come un Harmoniflute del 1863 e il celebre Cheng cinese, invenzione del 1800 a.C.circa. Quindi le sezioni tematiche: la musica nelle monete, la fisarmonica nella iconografia e la fisarmonica nel francobollo.

                                                                                               Rita Guidi

 

 

 


 

 


                

 

 

 

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