domenica 12 maggio 2019

SAVINIO E DE CHIRICO: I FRATELLI DELL'ARTE di Rita Guidi - foto di Niccolo' Zanichelli



La vera sorpresa è Alberto Savinio: 
i colori pastello, giocosi e ironici, che abbracciano d’ironia chi ferma lo sguardo sulla sua metafisica. Un passo accanto al fratello, distanza voluta e necessaria. Perché il fratello è l’altrettanto grande De Chirico (Giorgio, maggiore di Alberto), dagli spazi intonsi, dalle prospettive fredde e nitide di luci e di ombre, forse più celebri e celebrate.
Alla Fondazione Magnani Rocca (fino al 30 giugno) ecco infatti una preziosa mostra dedicata ai «dioscuri» dell’arte del XX secolo.
I fratelli della metafisica, dunque, così vicini eppure diversi. Straordinario artista delle piazze e del vuoto l’uno e multiforme intellettuale l’altro, che qui costringe ad una riflessione ulteriore sui colori e sulle forme.

Perché c’è la celeberrima Piazza d’Italia o le Muse metafisiche o i Cavalli in riva al mare di De Chirico: e dunque tutta l’impronta inconfondibile e potente del maestro che firma esatta una visione del mondo e anticipa già il surrealismo. E accanto l’incursione rosa di Savinio: il giocoso Le roi mages, l’irriverente Apollo, l’immaginosa Battaglia dei centauri…
Come se dalla stessa Grecia nativa fossero germinati fiori uguali dai diversi colori. Come se al mistero raggiunto dell’uno si contrapponesse l’inquietudine mite dell’altro, che del resto affermava: “È con le occasioni mancate che a poco a poco noi ci costituiamo un patrimonio di felicità. Quando il desiderio è soddisfatto, non resta che morire”.

                                                       Rita Guidi

lunedì 6 maggio 2019

IL REQUIEM DI MOZART: DA NON PERDERE MAI di Rita Guidi foto di Niccolo' Zanichelli


Ha scelto come contrappunto anche la forza del silenzio. Questo Requiem di Mozart, diretto da Carlo Montanaro al Teatro Regio di Parma (straordinario il coro del Teatro e gli interpreti Pertusi, Ganzi, Pratt, Pilipenko), ha insistito sui frammenti di un’opera tanto celeberrima quanto frammentaria (appunto) e misteriosa. 

Incompleta (il grande Amadeus morì il 5 dicembre 1791 mentre stava componendo), forse in parte completata (dall’allievo Franz Suussmayr), la partitura vive comunque di una forza inesausta, di una commovente potenza.
Questo requiem è il requiem, sempre e comunque: nella dolcezza nostalgica del ‘lacrimosa’ come nel tormento tuonante del giudizio (Dies Irae). E’ la vita – vibrante o sofferente, che scorre tra le note fino a squarciare il velo del cielo. E poi esulta, anima tra le anime… Il brivido del ‘confutatis’ addolcito da un coro di angeli…
Si. Occorre un breve silenzio, dopo ogni frammento. Ricorda che in fondo, ancora, siamo sulla terra. 
Perchè qui si ascolta la musica di (un) Dio.

                           Rita Guidi