mercoledì 15 aprile 2020

TRA STUDIO E SOGNO: IL GIAPPONE DI NICOLO' di Rita Guidi


La fioritura dei ciliegi in Giappone: ecco le date 2020 ...
E' un'intervista di ieri che vorremmo contenesse la speranza nel domani: parla del mondo come era e come vorremmo, di nuovo, che fosse. Parla di luoghi senza confini, di viaggi sempre possibili, di sogni realizzabili. Lo pubblichiamo per dire cos'era la realtà. Perche' lo sia di nuovo. 

Oltre i confini di ogni Erasmus, ma anche oltre ogni banalità: Nicolò Manfrini, 23 anni - ex studente parmigiano, con laura triennale bolognese in Lingue Orientali - ha scelto il Giappone per passione e per studio, e poi per un viaggio di studio che ora sta diventando un’occasione di lavoro dal sapore intenso di futuro. Un percorso di vita che nasce da lontano, come lui stesso ci racconta…
 La storia dell'origine del mio interesse per il Giappone è piuttosto recente e forse un poco insolita. La maggior parte degli altri studenti con cui ho condiviso il mio percorso di studi mi ha raccontato di avere a lungo nutrito interesse verso le culture dell'Asia orientale, chi nella cultura pop e chi nelle esotiche tradizioni di Paesi come la Cina, la Corea e, appunto, il Giappone. Anch’io ero interessato a quella cultura sin di tempi delle scuole medie, tramite ad esempio videogiochi e fumetti, ma per anni l’ho percepita come qualcosa di astratto, disconnesso da una realtà sociale specifica e diversa dalla mia. Sapevo che mi piacevano i videogiochi e che per qualche ragione uscivano in questo lontano paese chiamato Giappone, molti mesi, se non anni, prima che qui da noi. E' stato solo all'inizio dell'ultimo anno delle superiori, dopo aver deciso a cuor leggero di frequentare un breve corso di lingua giapponese e dopo aver scoperto che mi piaceva tantissimo, che mi sono riaffacciato al panorama culturale giapponese con una nuova consapevolezza e una forte e rinnovata passione, arrivando ad iscrivermi alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Bologna, dove ho finalmente potuto studiare in maniera più completa la lingua e la cultura del Giappone”

Quindi un percorso di studio che potremmo definire casuale…
“ Direi di si, perché potrebbe sembrare un'esagerazione, ma in tutta sincerità devo giudicare il mio percorso scolastico precedente all'università in gran parte ininfluente, sia per la mia crescita personale sia per le mie attuali competenze accademiche. Dopo cinque anni di elementari tutt'altro che indimenticabili e una scuola media devo ammettere molto buona, ho scelto il liceo scientifico semplicemente perché non avevo idea di cosa avrei voluto fare in futuro e quello mi sembrava la scelta più equilibrata. Non è stata probabilmente una grande idea, in quanto col senno di poi avrei certamente optato per tutt'altro, probabilmente un artistico o un linguistico. La scelta dell'università è nata come ho già detto dalla scoperta del mio interesse per la lingua giapponese a seguito del corso che ho frequentato durante l'ultimo anno di liceo. Non si può certo dire che sia stata una carriera programmata, e questo è ancora più vero per quanto riguarda il presente…

Dopo il viaggio in Giappone…
“ Si. E anche l'idea di questo viaggio è nata un po' per caso. Avevo già ponderato in passato l'idea di un viaggio di questo tipo, anche se mai concretamente. Così verso la fine dell'estate scorsa ho deciso di partire per esplorare il paese, migliorare la mia conoscenza della lingua e della società, e non meno importante iniziare ad orientarmi verso un possibile impiego in Giappone. Non ci ho rimuginato sopra a lungo. Ho pianificato il viaggio in un paio di settimane, ho scelto le date di partenza e di ritorno, comprato i biglietti dell'aereo, e finalmente a fine settembre sono partito

L'incontro con una realtà così diversa: impressioni, commenti, confronti


“Mi è difficile descrivere l'impatto, o meglio l'assenza di un impatto, che ho vissuto al mio arrivo. Forse perché era la mia prima volta in Giappone, forse perché conoscere la lingua mi faceva sentire sicuro, tutto quello che sentivo era una grande eccitazione per il viaggio che stavo intraprendendo. Durante tutta la durata del viaggio, dalle grandi metropoli alle aree più rurali del paese, non ho mai sperimentato il cosiddetto culture-shock. Affermare che la società giapponese non è poi così diversa dalla nostra sarebbe ovviamente eccessivo, ma mi sento di dire che non ci sono differenze "alienanti".”

Difficoltà e curiosità per un ragazzo che arriva dall'estremo occidente
“Uno degli stereotipi più comuni sulla società giapponese riguarda la sua chiusura, e sono lieto di poterlo sfatare. Credo che a creare quest'impressione di chiusura sia la barriera linguistica che purtroppo ancora esiste tra il Giappone e la maggior parte degli altri paesi. Per quanto infatti abbia incontrato svariate persone in grado di comunicare in lingua inglese, si tratta di un numero ben lontano dall'essere la maggioranza. Probabilmente se fossi stato privo di qualsiasi conoscenza della lingua giapponese questo paese mi sarebbe sembrato più inaccessibile. Non ostile, in quanto la gentilezza e l'ospitalità dei Giapponesi non ha bisogno di presentazioni, ma comunque sorprendente.

Le reazioni in famiglia e tra gli amici
“La reazione praticamente unanime della mia famiglia è stata di sorpresa e preoccupazione per la mia scelta di affrontare da solo un viaggio così lungo e in un luogo così lontano. Un po’ li posso capire, nonostante sia convinto che il mondo di oggi sia così interconnesso che diecimila kilometri non sono più così tanti come potevano essere una volta. Tra i miei amici, al contrario, non solo c’è stato grande interesse per quest’avventura ma anche una buona dose di sana invidia”

Risultati raggiunti e desideri in prospettiva
“E’ stata un’esperienza importante e molto utile; non solo ho migliorato sensibilmente il mio giapponese, ma ho avuto l’occasione di incontrare tante persone e conoscere meglio la società di questo paese. L’avere trovato un lavoro che mi permetterà di spendere almeno un altro anno in Giappone è la ciliegina sulla torta di quest’avventura, ma la cosa più importante che ho ottenuto è stata la conferma che con l’impegno e la costanza i sogni si possono avverare”.

domenica 12 aprile 2020

APPUNTAMENTO CON DECAMERON ALLA TRIENNALE DI MILANO

Proseguono gli appuntamenti di Triennale Decameron 
– il format di Triennale Milano che invita artisti, designer, architetti, intellettuali, musicisti, cantanti, scrittori, registi, giornalisti a sviluppare una personale narrazione – con l’artista e architetto Andreas Angelidakis, martedì 14 aprile.
Nell’ambito di Triennale Decameron, Andreas Angelidakis in conversazione con Paola Nicolin, storica dell’arte e dell'architettura e tra i curatori del Public Program di Triennale Milano, affronterà il tema del ruolo di Internet nella costruzione e definizione delle istituzioni culturali prima e dopo COVID-19. Da sempre interessato a un’idea “espansa” dell'architettura, Angelidakis nella sua pratica si confronta con l'arte contemporanea, la curatela e l'insegnamento.
Triennale Decameron è un progetto di Triennale Milano sviluppato a partire dallo spunto del Decamerone di Giovanni Boccaccio, che narra di un gruppo di giovani che nel 1348 per dieci giorni si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera e a turno si raccontano delle novelle per trascorrere il tempo.
Tutte le “novelle” di Triennale Decameron saranno trasmesse in diretta sul canale Instagram di Triennale. Tutti i giorni alle 17.00.
  
Andreas Angelidakis
Andreas Angelidakis definisce se stesso “un architetto che non costruisce". Egli utilizza il linguaggio dell’arte spaziando dall'architettura alla curatela alla scrittura a Internet. Nei suoi lavori, Angelidakis parla spesso di spazi, di edifici e della società che li abita, impiegando il format della mostra come veicolo per le sue idee e come strumento per la sua pratica artistica. Tra le mostre: Demos – A Reconstruction, MOCA, Toronto; I used to build my feelings, now I watch them leave, La Loge, Bruxelles; documenta 14, Kassel e Atene; Biennial of Moving Images, Centre d'Art Contemporain, Ginevra, e OGR, Torino; Art Basel Unlimited, Basilea; A Submissive Acknowledgment of Powerlessness, The Breeder, Atene.