sabato 9 maggio 2020

LA BELLEZZA (IDEALE) E' VICINA di Stefania Zanardi


Vincere l'abitudine è scoprire meraviglie. Vicinissime. Ce lo insegna Stefania Zanardi con questo reportage utile a un primo sguardo dopo il lockdown.

Villaggio Operaio Crespi d'Adda - Siti Unesco in LombardiaRivoluzione Industriale, Archeologia industriale, Castello, Cimitero Monumentale, Patrimonio dell’Unesco.
Cosa hanno a che fare queste ubicazioni, realtà, quale filo conduttore le lega tra loro? Un nome, un luogo presto detto; Villaggio Crespi d’Adda, villaggio a se stante, che ci invita a vivere a ritroso la sua storia, recuperandone le origini e quelle della sua gente durante un periodo storico (quello della Rivoluzione Industriale) ricco di fermenti, mutamenti e sconvolgimenti che tuttavia, in questo luogo, ha creato armonia tra uomo ed industria, lavoro e casa.
Giunti a Crespi d’Adda, ci si accorge subito di trovarsi in un’ubicazione particolare: veniamo accolti da casette ordinate, allineate, circondate da basse recinzioni, orti coltivati, giardini ben curati, altissime ciminiere che ci accompagnano nel percorso per condurci al Castello (ultima dimora della famiglia Crespi), al Cimitero monumentale, alla Chiesa o alla Fabbrica (opificio) che  nel 2003 ha chiuso i battenti.
Ma il visitatore o turista, in parte affascinato, in parte spaesato, necessita di una buona guida per apprezzare e vivere appieno tutto ciò che lo circonda.
Villaggio Crespi d'AddaLe origini: tra il 1878 ed il 1930  viene edificato questo Villaggio operaio, uno dei maggiori esempi in tutta Italia, testimonianza di città ideale, una sorta di ”microcosmo sociale”, dove i servizi utili (direi necessari) vengono offerti a tutti gli abitanti (fatto non usuale a quei tempi) dalla famiglia Crespi, segno di generosità, lungimiranza , imprenditoria avanzata e, perché no, di “controllo”.
Ed il riconoscimento arriverà -ma solo nel 1995- quando Crespi d’Adda viene inserito nel patrimonio mondiale protetto dell’Unesco.
Racchiuso tra i fiumi Adda e Brembo, Crespi d’Adda sembra cullarsi e accoccolarsi tra fabbrica e villaggio, natura e società industriale sin dall’inaugurazione del Cotonificio od Opificio, il 25 luglio 1787 ad opera di Cristoforo Benigno Crespi. Ripercorrere tutta la storia può essere alquanto prolisso e, talvolta intricato, molto meno raccontarne la visita ( o gita dir si voglia) che si snoda – un po’ come il filo d’Arianna ,che non termina pero’ col Minotauro-  tra passeggiate, racconti documentati , curiosità e tanto altro…
Arrivati al parcheggio,scesi dal pullman, bisogno di rifocillarsi? Tranquilli, il posto c’è ma non così accessibile come nelle nostre città: ci aspettano un centinaio di gradini che scoraggiano alcuni ma non li fermano, vogliosi di “azzannare” un panino, trancio di pizza o toast magari accompagnati da altre leccornie. La discesa della scalinata è più “ easy” e ci riunisce al punto informazione ove ci immergeremo (grazie ad un ampio schermo) nella storia del villaggio, dell’opificio dei suoi primi abitanti.
Cosa è Crespi? | Villaggio Crespi d'AddaTanti gli eventi, le immagini, alcune più rilevanti di altre; realizziamo che la famiglia Crespi riesce a fare ruotare le vite degli abitanti attorno alla Fabbrica, alla sua Sirena, ai tempi scanditi da una realtà che molto si distacca da quella contadina pre-industriale, offrendo loro tutto ciò di cui necessitano. Case accoglienti (anche per gli ultimi nella “scala sociale”), assistenza medica, cura della persona, giardini e orticelli che ognuno può (deve ?) curare con passione ed amorevolezza. Ed inoltre, istruzione ai ragazzi, libri, materiale scolastico offerto dalla famiglia Crespi e, per chi se lo merita e possiede buone capacità, una sorta di Borsa di studio agli albori.
Certo, le difficoltà non mancano: turni di lavoro massacranti, aria respirata nell’opificio ottima per la lavorazione del cotone, pessima e distruttiva per i dipendenti; ma i Crespi, consapevoli di tutto ciò, mettono in campo ogni azione ed aiuto per andare incontro ai loro dipendenti ed abitanti.
E poi, ovunque in Europa, il progresso procede e, dagli arcolai (spesso ad uso domestico) è necessario passare ai macchinari, più veloci e produttivi – senza dubbio meno umani e “romantici”-. E a chi non torna alla mente la fiaba de “La bella addormentata nel bosco” che si punge proprio usando -maldestramente- uno di quei vetusti attrezzi?
Ma procediamo con la visita; il silenzio aleggia ovunque (solo inframmezzato talvolta da qualche auto ad alta velocità come emulazione -stupida- dei cittadini metropolitani) tra edifici abitativi, Centro dopo lavoro,Chiesa, dimotre del Parroco e del Medico, lavatoi, docce e piscine, villette costruite per gli impiegati del tempo, ville più sontuose ad appannaggio dei dirigenti …
Agli estremi del villaggio campeggiano i due simboli della famiglia Crespi : il Castello in posizione strategica (che ci riporta alla mente quello dell’Innominato nei Promessi Sposi), simile ad un’imponente dimora medioevale ed il Cimitero Monumentale posizionato proprio al termine della via principale, mausoleo dei Crespi che accoglie pure le tombe di tutti gli abitanti del luogo. Curiosi di sapere cosa dice la scritta dinnanzi al cimitero ? “ La morte e la vita si combatterono in un mirabile duello; la morte è stata sconfitta”.
Da inizio vita a fine vita, questa questa famiglia volitiva e innovativa è stata una sorta di Grande Fratello (o Big Brother Orwelliano) convincendo i suoi abitanti di vivere in una sorta di “ Paese delle meraviglie”