domenica 18 aprile 2021

BELLA PARMA - SANTA MARIA DEGLI ANGELI di Rita Guidi

 




I capelli degli angeli: ricciuti sempre, teneri e rigonfi, ma anche, a volte, spettinati o incollati alla testa.

Potete farvene un'idea entrando nella suggestiva chiesa dai mille nomi che è proprio in fondo a via Farini, a Parma: è l'Addolorata, la chiesa delle Cappuccine o del Bambin Gesù, ma più di tutti suo è il nome nel quale è sorta, Santa Maria degli Angeli.

 I capelli degli angeli sono ricciuti e tanti: Giovan Battista Tinti dedica quattordici giorni, nell'agosto 1588, a dipingere numerosissime teste per affrescare questa cupola. Un giorno intero per lo Spirito Santo, un altro giorno per il volto della Vergine... Centotredici giorni complessivi per realizzare questo affollato paradiso, ispirandosi in parte (così le più recenti interpretazioni dei critici) alla cupola correggesca del Duomo .

  C'è infatti una vicina ma più raccolta suggestione, entrando qui. La luce rubata dai colori e dai marmi; la penombra, che invita al silenzio e allo sguardo, cosi diversa dalla serena dolcezza chiara della facciata e del cortiletto esterno, educatamente rinascimentale.

 Le colonne di granito intenso, rotte solo dal folto dei capitelli chiari, non un attimo di spazio se non quello sottratto dal tempo nelle navate e nelle pareti affrescate, comunicano subito suggestione e storia. Secolare: il 12 agosto del 1569 la chiesa (costruita lo stesso anno) è consacrata sul luogo dove già sorgeva una miracolosa immagine della Madonna.  Senza angeli, come, dapprima, anche l'interno di questo tempio, progettato così da Gian Francesco Testa.

 Sarà sempre lui a suggerire le prime modifiche ed ampliamenti, in difesa del suo progetto originario contro quanti chiedevano per la miracolosa Madonna una collocazione più degna e ben visibile.

 Nel 1587 l'ampliamento è finito ma le pareti vuote. È a questo punto, abbiamo detto, che arrivano gli angeli: sulla cupola del Tinti, prima, ma ben presto in tutte le navate, ad opera, attenzione, dei fratelli Bernabei, e non di Giovanni Maria Conti come si supponeva.

Un'attribuzione di recente documentata e che dunque conferma almeno due secoli di sospetti. Il clima di questo Paradiso va già abbracciando una nuova sensibilità, vicina al Seicento e ai maestri bolognesi, pur senza dimenticare le radici (Correggio, Parmigianino...)

 Una sintesi, come sottolineano critici e studiosi, tra la compostezza classica, l'eleganza, il naturalismo e il sentimento religioso.

 Con questo spirito si tracciano i soggetti, non di rado suggeriti dagli umanisti o dagli eruditi del tempo: la storia della Madonna o quella di Cristo, chiudono anche cronologicamente gli affreschi di Santa'Maria (oggi) Addolorata, alla fine del 1629. Nemmeno dieci anni dopo, occorrerà gia' qualche restauro in quello che è ormai un affresco totale. I più recenti, invece, risalgono già a una quindicina d’anni fa, e hanno restituito tutto l'incanto della chiesa quando ancora portava il suo primo nome.

Una cura necessaria: i capelli degli angeli, si sa, sono delicati.

 

 

                                                 Rita Guidi

 

 

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