venerdì 6 agosto 2021

QUANDO LA PASSIONE (E LA PROFESSIONE...) FA RIMA CON NATURA - INTERVISTA A RENATO CARINI di Stefania Zanardi

 


 

Andar per parchi, passeggiare, seguire percorsi più o meno semplici a volte più accidentati e impegnativi, immergersi nella natura tra flora e fauna, assaporando quel senso di simbiosi che ci avvicina alle altre specie viventi.

Per tutti si tratta di esperienze piacevoli ma, per alcuni, rappresenta qualcosa di molto più profondo che nasce da una passione estrema, affascinante e altrettanto impegnativa.

Come è accaduto a Renato Carini, attratto inesorabilmente sin da bambino verso  ogni forma animale , in particolare uccelli selvatici che – già da molto piccolo- amava disegnare, ricopiando le immagini dai libri che possedeva a dismisura.

Si – inizia a raccontarci – la mia è stata una passione estrema che mi ha sempre accompagnato, la prima guida di riconoscimento dell’avifauna, l’ ho avuta in regalo a 8 anni d’età. Purtroppo – causa problemi familiari – ho dovuto per qualche tempo mettere nel cassetto queste mie velleità, ma le tematiche del rispetto di natura ed ambiente non mi hanno mai abbandonato ”-

E così, a vent’anni, questa pulsione riemerge e, insieme ad un amico decide di presentarsi alla Lipu proprio per avvicinarsi al mondo animale, in particolare al settore degli uccelli selvatici.

Ricordo benissimo- prosegue Renato- quando abbiamo bussato alle porte  della Lipu dove, in seguito,  sono rimasto in qualità di volontario per tantissimo tempo per assumere poi,  per alcuni anni il ruolo di rappresentante della Sezione di Parma” .

Renato segue vari corsi, incrementa le sue conoscenze ed  i suoi interessi in questo campo fino al momento in cui la passione della sua vita viene a coincidere con la sua professione.

Esatto- sottolinea – negli anni ‘90 i Parchi neo-nati assumevano personale, entrai in questa realtà a piè pari grazie al superamento di un concorso che mi permise di lavorare come “ guardiaparco” ; il luogo era il massimo per me , il Parco del Taro (noto pure come Parco di Giarola) , un luogo appartenente alle aree protette (di Parma e Piacenza), un Ente Parchi nominato in seguito Parchi del Ducato.”

Ma, si sa, gli uccelli volano e per studiarne usi, abitudini e costumi, è necessario muoversi ; è per questo che  la sua passione porta Renato a percorrere l’ Italia in lungo ed in largo tra montagne, isole, Alpi, a sud e  a nord del nostro Stivale, , ammirandone i paesaggi e i suoi abitanti “selvatici” ,ma pure persone interessanti e ricche di esperienza.

Quali diversità hai riscontrato tra l’ ambiente parmense e le altre zone d’Italia dal punto di vista umano ed ambientale  ?– gli chiedo  

“ Ovunque ho incontrato persone molto motivate ed appassionate e,dal punto di vista ambientale, l’Italia è davvero un paese bellissimo. Per quanto riguarda la tutela della fauna, posso dire che la nostra zona è piuttosto fortunata in quanto non c’è una forte tradizione di cattura a scopo gastonomico dei piccoli uccelli come putroppo avviene in diverse regioni italiane e di conseguenza, il bracconaggio  a queste specie è poco frequente.”

Ma quando una passione si trasforma in lavoro o professione, qualcosa cambia: chissà cosa è rimasto del “fuoco sacro” che Renato ha conservato in sé….

Restano i piccoli e grandi successi – mi risponde risoluto –  lavorare in un Ente Pubblico consente di accedere a progetti di grande valore per la tutela della natura ; certo occorre adeguarsi alle normative della pubblica amministrazione che, a volte, possono sembrare rallentare l’operatività, ma servono per garantire la trasparenza sull’uso dei soldi del cittadino. Inoltre  non smorzano i risultati che mi stimolano a proseguire, altrettanto per i progetti che mantengono accesa la fiammella donandoti l’impressione di scegliere la cosa più efficace.”

Sfortunatamente, non tutte le persone pensano ed agiscono in modo corretto e rispettoso nei confronti della natura : purtroppo notizie di sfruttamento, distruzione, violenza nei riguardi del pianeta si moltiplicano a dismisura e, a questo punto, desidero conoscere il suo parere.

Chi lavora in questo campo come vive le preoccupazioni verso il nostro pianeta, quali i progetti possibili per combattere il grande disfacimento della  Terra?”

Personalmente sono alquanto preoccupato e pessimista – incalza Renato- il grande problema di cui poco si parla ma che, a mio parere, sta emergendo è il sovrappopolamento, una crescita esponenziale e la terra non produce più a sufficienza ciò che noi umani consumiamo. I paesi maggiormente sviluppati, hanno uno stile di vita basato su uno sfruttamento di risorse naturali troppo elevato e, quando i paesi del cosiddetto terzo mondo chiederanno lo stesso livello di consumi energetici, il prezzo da pagare sarà mangiarsi il pianeta. La natura ne pagherà il prezzo, soprattutto le altre specie animali, più ancora della specie umana, in quanto Flora e Fauna hanno spazi sempre più ristretti e ciò provocherà l’estinzione”.

Un panorama da brividi che cerco di contrastare (almeno idealmente) cercando consolazione nel racconto dei numerosi parchi che circondano Parma e dintorni.

I nostri Parchi – mi spiega Renato- posseggono una varietà di ambienti stupefacente : come Parma Morta, un vecchio meandro del torrente Parma, abbandonato con caratteristiche uniche o il Parco dello Stirone che tutt’ora mostra una serie di pareti dove si trovano fossili paragonabile ad un museo a cielo aperto, senza dimenticare il Parco del Taro esempio straordinario di tratto fluviale in alta pianura, molto ben conservato, che non ha paragoni in Emilia Romagna. Si arriva poi ai Boschi di Carrega – sottolinea- un esempio di antica Riserva di caccia per nobili, che ha consentito il mantenimento di un Bosco e che non ha eguali in zone limitrofe. Proseguendo, come dimenticare il Parco dei 100 laghi o il Parco   Nazionale Appennino Tosco Emiliano che offre un crinale paesaggisticamente interessante.”

Mi sorge una domanda a bruciapelo -” E quindi, ad una ragazza o un ragazzo con la tua stessa passione ed interesse per la natura consiglieresti il percorso fatto da te?”

Assolutamente si! - afferma convinto- in primo luogo consiglierei di fare volontariato iniziando da subito, perché donare senza la pretesa di ricevere nulla (almeno sul momento) è una bellissima esperienza. Magari il compenso o a ricompensa arriverà in futuro e in tutti i modi, al di là di trasformare la passione in professione, ti permette di avvicinarti a realtà diverse, confrontarsi con associazioni e persone fantastiche. Altro consiglio – spiega – è muoversi, viaggiare, collaborare con varie associazioni ambientaliste di tutt’Italia che propongono meravigliosi progetti, sempre nella tutela dell’ambiente e dei suoi abitanti. Altra opportunità – riflette un attimo Renato- può essere insegnare educazione ambientale per educare le future generazioni, sono i primi passi che si possono compiere fin da giovanissimi.”

Il suo entusiasmo non scema e provo con una domanda alternativa.

Troverai pure alcuni aspetti difficili, controversi, che ti fanno pensare “ Io mollo tutto”-

A volte si, soprattutto quando noto l’approccio umano verso animali e fauna selvatica solo a scopo opportunistico, quando questi vengono considerati come oggetto da divertimento o da sopprimere. Questo mi spaventa e mi fa male, perché evidenzia quanto il futuro della biodiversità sia a rischio e, molto probabilmente, chi mostra questi comportamenti non ha a cuore la salvaguardia e la vita di altri esseri umani, ma solo la propria.

Le aree protette ed i parchi non sono unicamente luoghi per fare attività fisica e ludica ma, soprattutto sono nati per la tutela della biodiversità”.

A buon intenditor, poche parole….

Nessun commento:

Posta un commento