Andar per parchi,
passeggiare, seguire percorsi più o meno semplici a volte più accidentati e
impegnativi, immergersi nella natura tra flora e fauna, assaporando quel senso
di simbiosi che ci avvicina alle altre specie viventi.
Per tutti si tratta
di esperienze piacevoli ma, per alcuni, rappresenta qualcosa di molto più
profondo che nasce da una passione estrema, affascinante e altrettanto
impegnativa.
Come è accaduto a Renato
Carini, attratto inesorabilmente sin da bambino verso ogni forma animale , in particolare uccelli
selvatici che – già da molto piccolo- amava disegnare, ricopiando le immagini
dai libri che possedeva a dismisura.
“ Si – inizia a raccontarci – la mia è stata una
passione estrema che mi ha sempre accompagnato, la prima guida di
riconoscimento dell’avifauna, l’ ho avuta in regalo a 8 anni d’età. Purtroppo –
causa problemi familiari – ho dovuto per qualche tempo mettere nel cassetto
queste mie velleità, ma le tematiche del rispetto di natura ed ambiente non mi
hanno mai abbandonato ”-
E così, a vent’anni,
questa pulsione riemerge e, insieme ad un amico decide di presentarsi alla Lipu
proprio per avvicinarsi al mondo animale, in particolare al settore degli
uccelli selvatici.
“ Ricordo benissimo- prosegue Renato- quando
abbiamo bussato alle porte della Lipu
dove, in seguito, sono rimasto in
qualità di volontario per tantissimo tempo per assumere poi, per alcuni anni il ruolo di rappresentante della Sezione di Parma” .
Renato segue vari
corsi, incrementa le sue conoscenze ed i
suoi interessi in questo campo fino al momento in cui la passione della sua
vita viene a coincidere con la sua professione.
“ Esatto- sottolinea – negli anni ‘90 i Parchi
neo-nati assumevano personale, entrai in questa realtà a piè pari grazie al
superamento di un concorso che mi permise di lavorare come “ guardiaparco”
; il luogo era il massimo per me , il Parco del Taro (noto pure come Parco
di Giarola) , un luogo appartenente alle aree protette (di Parma e
Piacenza), un Ente Parchi nominato in seguito Parchi del Ducato.”
Ma, si sa, gli
uccelli volano e per studiarne usi, abitudini e costumi, è necessario muoversi
; è per questo che la sua passione porta
Renato a percorrere l’ Italia in lungo ed in largo tra montagne, isole, Alpi, a
sud e a nord del nostro Stivale, ,
ammirandone i paesaggi e i suoi abitanti “selvatici” ,ma pure persone
interessanti e ricche di esperienza.
“Quali diversità hai riscontrato tra l’
ambiente parmense e le altre zone d’Italia dal punto di vista umano ed
ambientale ?– gli chiedo
“ Ovunque ho incontrato persone molto
motivate ed appassionate e,dal punto di vista ambientale, l’Italia è davvero un
paese bellissimo. Per quanto riguarda la tutela della fauna, posso dire che la
nostra zona è piuttosto fortunata in quanto non c’è una forte tradizione di
cattura a scopo gastonomico dei piccoli uccelli come putroppo avviene in
diverse regioni italiane e di conseguenza, il bracconaggio a queste specie è poco frequente.”
Ma quando una
passione si trasforma in lavoro o professione, qualcosa cambia: chissà cosa è
rimasto del “fuoco sacro” che Renato ha conservato in sé….
“ Restano i piccoli e grandi successi – mi
risponde risoluto – lavorare in un Ente
Pubblico consente di accedere a progetti di grande valore per la tutela
della natura ; certo occorre adeguarsi alle normative della pubblica
amministrazione che, a volte, possono sembrare rallentare l’operatività, ma
servono per garantire la trasparenza sull’uso dei soldi del cittadino. Inoltre non smorzano i risultati che mi stimolano a
proseguire, altrettanto per i progetti che mantengono accesa la fiammella
donandoti l’impressione di scegliere la cosa più efficace.”
Sfortunatamente, non
tutte le persone pensano ed agiscono in modo corretto e rispettoso nei
confronti della natura : purtroppo notizie di sfruttamento, distruzione,
violenza nei riguardi del pianeta si moltiplicano a dismisura e, a questo
punto, desidero conoscere il suo parere.
“ Chi lavora in questo campo come vive le
preoccupazioni verso il nostro pianeta, quali i progetti possibili per
combattere il grande disfacimento della
Terra?”
“ Personalmente sono alquanto preoccupato e
pessimista – incalza Renato- il grande problema di cui poco si parla ma che, a
mio parere, sta emergendo è il sovrappopolamento, una crescita esponenziale e
la terra non produce più a sufficienza ciò che noi umani consumiamo. I paesi
maggiormente sviluppati, hanno uno stile di vita basato su uno sfruttamento di
risorse naturali troppo elevato e, quando i paesi del cosiddetto terzo mondo
chiederanno lo stesso livello di consumi energetici, il prezzo da pagare sarà
mangiarsi il pianeta. La natura ne pagherà il prezzo, soprattutto le altre
specie animali, più ancora della specie umana, in quanto Flora e Fauna hanno
spazi sempre più ristretti e ciò provocherà l’estinzione”.
Un panorama da
brividi che cerco di contrastare (almeno idealmente) cercando consolazione nel
racconto dei numerosi parchi che circondano Parma e dintorni.
“ I nostri Parchi – mi spiega Renato-
posseggono una varietà di ambienti stupefacente : come Parma Morta, un
vecchio meandro del torrente Parma, abbandonato con caratteristiche uniche o il
Parco dello Stirone che tutt’ora mostra una serie di pareti dove si
trovano fossili paragonabile ad un museo a cielo aperto, senza dimenticare il Parco
del Taro esempio straordinario di tratto fluviale in alta pianura, molto
ben conservato, che non ha paragoni in Emilia Romagna. Si arriva poi ai Boschi
di Carrega – sottolinea- un esempio di antica Riserva di caccia per nobili,
che ha consentito il mantenimento di un Bosco e che non ha eguali in zone
limitrofe. Proseguendo, come dimenticare il Parco dei 100 laghi o
il Parco Nazionale Appennino Tosco
Emiliano che offre un crinale paesaggisticamente interessante.”
Mi sorge una domanda
a bruciapelo -” E quindi, ad una ragazza o un ragazzo con la tua stessa
passione ed interesse per la natura consiglieresti il percorso fatto da te?”
“ Assolutamente si! - afferma convinto- in primo
luogo consiglierei di fare volontariato iniziando da subito, perché donare
senza la pretesa di ricevere nulla (almeno sul momento) è una bellissima
esperienza. Magari il compenso o a ricompensa arriverà in futuro e in tutti i
modi, al di là di trasformare la passione in professione, ti permette di
avvicinarti a realtà diverse, confrontarsi con associazioni e persone
fantastiche. Altro consiglio – spiega – è muoversi, viaggiare, collaborare con
varie associazioni ambientaliste di tutt’Italia che propongono meravigliosi
progetti, sempre nella tutela dell’ambiente e dei suoi abitanti. Altra
opportunità – riflette un attimo Renato- può essere insegnare educazione
ambientale per educare le future generazioni, sono i primi passi che si possono
compiere fin da giovanissimi.”
Il suo entusiasmo non
scema e provo con una domanda alternativa.
“ Troverai pure alcuni aspetti difficili,
controversi, che ti fanno pensare “ Io mollo tutto”-
“ A volte si, soprattutto quando noto
l’approccio umano verso animali e fauna selvatica solo a scopo opportunistico,
quando questi vengono considerati come oggetto da divertimento o da sopprimere.
Questo mi spaventa e mi fa male, perché evidenzia quanto il futuro della
biodiversità sia a rischio e, molto probabilmente, chi mostra questi
comportamenti non ha a cuore la salvaguardia e la vita di altri esseri umani,
ma solo la propria.
Le aree protette ed i
parchi non sono unicamente luoghi per fare attività fisica e ludica ma,
soprattutto sono nati per la tutela della biodiversità”.
A buon intenditor,
poche parole….
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