mercoledì 16 settembre 2015

NELLA VILLA DEI CAPOLAVORI di Rita Guidi

Il giardino dei pavoni bianchi è silenzoso di verde.
Come il Parco che quieta Villa Magnani. Qui si viene a trovare l’arte come si fa con gli amici.  Ma lui, di piu’, amava la musica. Luigi Magnani, professore e letterato, il cui nome rimanda alle tele che affollano le pareti di quella che è stata la sua  splendida casa, di più subiva e sognava le armonie dei capricci musicali.
Originario  di Reggio Emilia, dove era nato nel 1906 da Giuseppe ed Eugenia Rocca, laureatosi a 23 anni in Lettere moderne, scrive d’arte e di scultura, appunta idee per romanzi autobiografici, tiene conferenze, collabora persino ad alcune voci della celeberrima Treccani...e intanto compone.  “I canti di Michelangelo” per voce e pianoforte ; “I cori della Passione”, per voci sole; “La Pavane”; “La passacaglia”; “L’oratorio di Emmaus”, che verrà eseguito al Teatro Communale di Firenze, il 28 marzo 1943, durante un concerto sinfonico diretto da Carlo Zecchi, e replicato una sola volta il 4 aprile a Roma.
Debutto in  sordina, per una passione segreta. e appena d’imbarazzo, come un’amante. A Roma, dove negli anni ‘50 trascorrerà gran parte del suo tempo, alternerà all’insegnamento universitario concerti  che terrà li stesso, nel salotto di casa.  Anche il suo amore per la poesia inizia a venarsi di quest’altra passione. Pubblica saggi come Goethe e Mozart, Prolegomeni e Beethoven, Mallarmè e i miti della musica, tiene conferenze e cura trasmissioni RAI (Proust e la musica). Di lui dicono :”Se c’è uno che sarebbe in grado di riuscire a spiegare  alla gente  come si possa godere sibariticamente la musica di  Hindemith o  Schonberg, questo è proprio di Luigi Magnani”.
Proprio lui, Luigi Magnani, che parla e scrive di Michelangelo, che  collezziona Raffaello e Morandi, che protegge dai troppi sguardi l’oro delicatoe splendido di una madonna del ‘400 di Pietro di Giovanni  Ambrosi.

Niente di strano, allora, se a 62 anni dcide di partecipare ad un concorso per la cattedra di storia della musica all’Università di Pavia. Senza successo. Non  è lì  che deve cercarlo. Lo avrà, ma con un libro,   nel ‘73: “Il nipote di Beethoven” pubblicato da Einaudi, che vince il Campiello e da cui viene tratto un  film. E’ l’anno della cittadinanza onoraria conferitagli dal Comune di Parma. I giorni in cui Mamiano diventa sempre  più la sua residenza, la sua casa. Quella villa di campagna dove giungono onorificenze ed amici, dove raccoglie ed assomma i suoi gusti e  le sue scelte. L’arte,il verde (nel ‘79 gli viene conferito il premio mondiale per l’ecologia) ...e naturalmente la  musica. Come avesse voluto colmare, con essa, le assenze di uomini  e di suoni dei polverosi schizzi di Morandi. Coome avesse voluto dire che accanto al Goya e al Durer, a Monet o al Lippi, c’era anche, ed era sua, quell’algida e provocatoria Tersicore del Canova.  Che, insomma, anche questa Musa ha lasciato.
La Fondazione Magnani Rocca è oggi un Museo attivo e conosciuto. prestigioso e discreto nelle iniziative, elegante nelle scelte  e nei particolari, è frequentato con costante regolarità da visitatori  italiani e stranieri. Numerosissimi a tratti, per le Mostre di grande richiamo: di grandi artisti o di grandi collezioni, perchè questi sono i due motivi conduttori delle iniziative. In ideale continuità con ciò che Magnani aveva iniziato. Come si farebbe per un amico. Perchè qui si viene a trovare l’arte come si fa con gli amici: a casa del professore. Anche se lui avrebbe preferito si dicesse “a casa del maestro”.

(FONDAZIONE MAGNANI ROCCA via Fondazione Magnani Rocca 4 43029 Mamiano di Traversetolo, ParmaTel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337  info@magnanirocca.it )

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