Ha scelto come contrappunto anche
la forza del silenzio. Questo Requiem di Mozart, diretto da Carlo Montanaro al
Teatro Regio di Parma (straordinario il coro del Teatro e gli interpreti
Pertusi, Ganzi, Pratt, Pilipenko), ha insistito sui frammenti di un’opera tanto
celeberrima quanto frammentaria (appunto) e misteriosa.
Incompleta (il grande Amadeus morì
il 5 dicembre 1791 mentre stava componendo), forse in parte completata (dall’allievo
Franz Suussmayr), la partitura vive comunque di una forza inesausta, di una
commovente potenza.
Questo requiem è il requiem, sempre
e comunque: nella dolcezza nostalgica del ‘lacrimosa’ come nel tormento tuonante
del giudizio (Dies Irae). E’ la vita – vibrante o sofferente, che scorre tra le
note fino a squarciare il velo del cielo. E poi esulta, anima tra le anime… Il
brivido del ‘confutatis’ addolcito da un coro di angeli…
Si. Occorre un breve silenzio, dopo
ogni frammento. Ricorda che in fondo, ancora, siamo sulla terra.
Perchè qui si ascolta la musica di (un) Dio.
Rita
Guidi
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