giovedì 15 settembre 2016

COMPIANO: COSI' VICINO, COSI' LONTANO testo e foto di Stefania Zanardi


Sembra non arrivare mai: superata Borgotaro , 
tra salite, curve, svolte e rampe, la meta scelta un po’ all’ultimo momento, guidata dal cuore e dalla curiosità, è realmente sul cucuzzolo della montagna…
Compiano, un Comune che conta poco più di mille abitanti ed inserito dei Borghi più belli d’Italia, si apre al turista con grazia e discrezione- sia se vi si accede dal “portone “  posto più in basso che da quello alto, a pochi metri dal parcheggio e dal cimitero. Prima ancora di iniziare il percorso per entrare tra le mura del villaggio, un cartello mette in guardia sul divieto alle auto e mezzi a motore, in modo , oserei dire , lapidario.
Cito “ il paese è piccolo, l’auto inquina, se vuoi visitarlo scendi cammina.”
Si può solo confermare: posto a 510 metri sul livello del mare, circondato da mura , costruito su e giù per viuzze, vicoli, saliscendi, anfratti che mozzano il fiato, muri tappezzati di fiori, case, qualche  Bed and breakfast …fino al culmine ultimo del Castello. La presenza anche solo di un semplice Ciao, rappresenterebbe uno sfregio…
Il castello, o altrimenti Rocca, oltre ad offrire un percorso guidato al turista è oggi anche un Hotel relais da fare invidia per ubicazione, panorama e ricchezza storica ai vari castelli sparsi qua e là nel nostro paese.
Già nell’XI secolo  il Borgo è fortificato e la Rocca lega tra loro le varie vicende del paese; in quel periodo sono i Malaspina i proprietari  mentre, dal XII secolo entra in gioco il Comune di Piacenza che viene però spodestato – nel XIII secolo- dal casato di Umbertino Landi che lo gestirà per ben 425 anni fregiandosi del record del casato più longevo di tutt’Italia. Purtroppo dal XVIII secolo, col dominio dei Farnese e poco dopo con la Duchessa Maria Luigia, il Castello inizierà un lento declino che lo trasformerà in prigione di stato (moti del 1821). Sarà solo il 25 giugno 1944 che diverrà capitale del territorio libero della Valtaro.
Camminando attraverso il borgo, l’aria rarefatta, rende più impegnativo il percorso che- per quanto breve- richiede gambe allenate che trovano ristoro sul terrazzo del castello dove ad attenderci c’è una panchina ma, soprattutto, una vallata che apre il cuore, tra colori, luce tersa e limpida e boschi.

La strada per il ritorno è leggera per le gambe ma malinconica per la mente  in quanto lasciare questo angolo di pace, arte, storia e natura mette un po’ di amaro in bocca. Respiriamo l’ultima boccata di aria pura e… si sale in auto. Bye, bye …

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