tra salite, curve, svolte e rampe, la meta
scelta un po’ all’ultimo momento, guidata dal cuore e dalla curiosità, è
realmente sul cucuzzolo della montagna…
Compiano, un
Comune che conta poco più di mille abitanti ed inserito dei Borghi più belli
d’Italia, si apre al turista con grazia e discrezione- sia se vi si accede dal
“portone “ posto più in basso che da
quello alto, a pochi metri dal parcheggio e dal cimitero. Prima ancora di iniziare
il percorso per entrare tra le mura del villaggio, un cartello mette in guardia
sul divieto alle auto e mezzi a motore, in modo , oserei dire , lapidario.
Cito “ il
paese è piccolo, l’auto inquina, se vuoi visitarlo scendi cammina.”
Si può solo
confermare: posto a 510 metri sul livello del mare, circondato da mura ,
costruito su e giù per viuzze, vicoli, saliscendi, anfratti che mozzano il
fiato, muri tappezzati di fiori, case, qualche
Bed and breakfast …fino al culmine ultimo del Castello. La presenza
anche solo di un semplice Ciao, rappresenterebbe uno sfregio…
Il castello,
o altrimenti Rocca, oltre ad offrire un percorso guidato al turista è oggi
anche un Hotel relais da fare invidia per ubicazione, panorama e ricchezza
storica ai vari castelli sparsi qua e là nel nostro paese.
Già nell’XI
secolo il Borgo è fortificato e la Rocca
lega tra loro le varie vicende del paese; in quel periodo sono i Malaspina i
proprietari mentre, dal XII secolo entra
in gioco il Comune di Piacenza che viene però spodestato – nel XIII secolo- dal
casato di Umbertino Landi che lo gestirà per ben 425 anni fregiandosi del
record del casato più longevo di tutt’Italia. Purtroppo dal XVIII secolo, col
dominio dei Farnese e poco dopo con la Duchessa Maria Luigia, il Castello
inizierà un lento declino che lo trasformerà in prigione di stato (moti del
1821). Sarà solo il 25 giugno 1944 che diverrà capitale del territorio libero
della Valtaro.
Camminando
attraverso il borgo, l’aria rarefatta, rende più impegnativo il percorso che-
per quanto breve- richiede gambe allenate che trovano ristoro sul terrazzo del
castello dove ad attenderci c’è una panchina ma, soprattutto, una vallata che
apre il cuore, tra colori, luce tersa e limpida e boschi.
La strada
per il ritorno è leggera per le gambe ma malinconica per la mente in quanto lasciare questo angolo di pace,
arte, storia e natura mette un po’ di amaro in bocca. Respiriamo l’ultima
boccata di aria pura e… si sale in auto. Bye, bye …
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