martedì 22 giugno 2021

LE CRETE DI EDDA Testo e foto di Stefania Zanardi

 


                 

Quando nasce una passione, un interesse che anima le nostre giornate, la nostra vita? Come si muovono i primi passi verso un mondo, una realtà che tanto ci attira ma di cui ben poco conosciamo ? Quanto c’è di fatica, lavoro, impegno e gioia nella ricerca verso una parte di noi stessi? Quale il valore delle persone che incontriamo sul nostro cammino, le emozioni provate e le iniziative per le quali lavoriamo, produciamo, offrendo agli altri i frutti del nostro lavoro?

Per Edda Marafetti, amante dell’arte (in particolare del lavorare con la creta) dei viaggi – in primis dell’Oriente, soprattutto del Giappone -, questa  fonte inesauribile di amore rivolto verso varie  forme espressive,   ha avuto origine dalla sua giovinezza, dai suoi 20 anni.

Si- inizia a raccontarmi Edda- già allora provavo grande interesse e trasporto verso l’arte nel senso più globale del termine, che fosse pittura, foto, scultura … ma la vita, spesso, ti spinge a scelte diverse e così , il matrimonio, i numerosi impegni - come l’avere dedicato una buona parte del mio tempo allo sport-  non mi hanno permesso di coltivare questa passione più personale e privata.”

Ma il tempo sa pure attendere e recuperare; tant’è che dodici anni fa, Edda si avvicina a questo mondo iniziando a frequentare il  Centro Eos (rinomato punto di incontro per artisti ,a Parma) dove ha la fortuna di incontrare il maestro Nicola Romualdi che diviene la sua guida .

E’ così che Edda impara la tecnica, studia e fa pratica senza mai abbandonare ,comunque, il suo istinto, riproducendo luoghi, immagini e persone incontrate durante i numerosi viaggi intorno al mondo.

“ Sinceramente – prosegue Edda – ho avuto la fortuna di viaggiare tanto, sia in occidente che in oriente e, a tale proposito, mi rammento di un viaggio a Cracovia mentre visitavo il Castello di Wawel; quanto ho ammirato quel soffitto colmo di sculture in legno che, al mio rientro in Italia, ho voluto subito riprodurre, trasformando ciò che i miei occhi avevano “catturato”, in visi, espressioni di vario genere, sempre grazie all’uso della creta.”

Eh già, proprio lei, la Creta con la quale Edda ha un rapporto di amore, ma pure di fatica e di sorpresa poichè, è solo al termine dell’opera che si può ammirare il frutto de proprio lavoro.

“ L’impatto con la creta- spiega con fervore Edda- ti lascia riflettere, ti porta lontano, ma senza sapere esattamente dove: ricordo la prima opera eseguita, quanto ho lavorato per riprodurre quello che avevo negli occhi e nel cuore, non riuscivo a dare a quella creazione un’identità ma, alla fine, ne è  uscito un buon lavoro.”

L’artista mi confessa quanto sia grande per lei il piacere di lavorare questo materiale naturale, sebbene il tutto richieda molto tempo e pazienza soprattutto quando si giunge ai particolari (come bocca, naso che restano le parti  del viso più difficili).

“Certamente- prosegue entusiasta- quando si è ispirati, la creatività aumenta, fa capolino coraggiosamente e la creazione dell’opera in questione arriva così, “ tout court”! Importante è avere le idee chiare!”

E, curiosando tra le sue numerose produzioni , scopro quella profondità, quell’ impegno che solo chi lavora col cuore riesce a sostenere : dalla riproduzione facciale di una donna – incontrata a Cracovia , seduta al tavolino di un bar- che trasmise ad Edda un tale pathos da non potere evitare di riprodurla su creta, alla sua prima creazione raffigurante  una donna in gravidanza dove tutto il “maternage”, che da sempre Edda sente in sé, esplode con affetto e amore.

Ritorno un attimo ai viaggi, incuriosita dalla passione ed attrazione di Edda verso il Giappone.

“ Devo ammettere- incalza l’artista - che  l’Oriente rappresenta qualcosa di inconscio, l’attrazione verso un “universo” unico che spazia dalla storia, ai musei, alla natura e che appartiene al mio intimo “ .

 E, a tale proposito non poteva mancare tra le sue opere la riproduzione di un Buddah (Yuritomo).

Ritornando alle nostre origini, all’Italia, , Edda mi confessa quanto resti affettivamente  legata al Laboratorio di Arte Eos di Parma, luogo  che l’ha vista nascere come artista, mettendola in contatto con culture diversificate, confrontandosi con persone e realtà variegate che l’hanno arricchita e stimolata nella creatività.

“ Ho prodotto tanto - e ancora lo sto facendo- spaziando in vari campi,senza impormi limiti” – mi spiega-:”  da Vasi Cinesi, alla riproduzione di un busto di Leonardo Da Vinci (pensa un po’ che presunzione – e ride), passando alla pittura dipingendo un Centes messicano e poi tante maschere, immagini femminili… ma la fonte dei miei lavori resta la foto, che sia scattata che nei miei occhi !” 

Tanto è l’entusiasmo che Edda sprigiona nel raccontare e raccontarsi che non posso evitare di chiederle se viene mai attanagliata dalla fatica.

“ Guarda- mi rassicura- il termine fatica è stato da me soppresso ogni qual volta lavoro alle mie opere; troppa è la passione, la gioia e la gratificazione  che mi accompagnano in questa avventura...”

Perfetto ma, insisto, forse un momento più difficile, piu’ demandante ci sarà pur stato…

“ In effetti- replica Edda ricordo una riproduzione di alcuni anni fa che mi ha trovata in difficoltà: avevo deciso di dare vita ad una scultura a 4 facce, 4 visi rappresentanti diverse espressioni. Sono partita dalla Gioia, passata alla Gioventù per raggiungere la maturità; quando si è trattato di raffigurare l’espressione della Cattiveria, ho dovuto fermarmi, non sono riuscita a riprodurla su creta, era come se qualcosa mi proibisse di procedere”.

Chissà- penso io- probabilmente solo sensazioni ed emozioni che si sono vissute realmente si possono esternare…

Ma dove ha esposto Edda le sue opere ? Le sue sculture (che da qualche tempo firma E.M.) sono state visibili in Piazza Duomo presso la Galleria Sanseverino, alla Galleria Sant’Andrea e poi in Via Garibaldi, Borgo del Gallo, a Noceto e presso il Circolo del Castellazzo.

“Sai- conclude Edda- alla mia età, pur sapendo che il futuro è alquanto” ristretto, continuo a pensare, creare, lavorare come se il tempo a disposizione fosse infinito. Posso affermare di avere una mente giovane intrappolata in un corpo anziano ! Inoltre, questa passione per il creare, lavorare la creta mi rende talmente felice, soddisfatta e serena che non posso abbandonarla… cosa c’è di meglio di andare a dormire in pace con se stesse ? Tutto questo non ha prezzo.”





 

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