C’era una volta un Re...quante volte le nostre orecchie
di bambini e bambine hanno ascoltato e assaporato sognanti queste parole,
preludio alla fiaba di turno che sarebbe stata a noi tanto cara…
Ed ecco che le suddette
parole, nel cortile della suggestiva Casa della Musica, sono diventate
il titolo dello spettacolo sulla grande canzone d’autore, in un excursus
musicale ma pure di racconti e ricordi in onore di grandi autori, cantanti e
cantautori per appassionati non proprio di primo pelo.
Sul palco, ad intrattenere
piacevolmente il pubblico, una bella “squadra” di esecutori ed amanti della
musica, suonata, cantata e narrata; Simone Valeo (voce e
chitarra), A. Satomi Bertorelli al piano e tastiere, Chicco Montisano
sassofonista, il tutto sotto la regia artistica di Roby Bonardi.
La scaletta della serata ha
dovuto pero’ subire (?) un piccolo cambiamento; come non aprire la serata
onorando la dipartita di un grandissimo della musica (soprattutto nel panorama
cinematografico) quale Ennio Morricone?
E così è stato, tanto che
Roby Bonardi (esternando alcune emozioni e ricordi del Maestro) ha voluto
elogiarlo in particolare per la meravigliosa colonna sonora del film “ Indagine
di un cittadino al di sopra di ogni sospetto” che vide come protagonista
una straordinario Gian Maria Volonté.
La serata, che avrebbe dovuto
includere vari incontri ma che – causa covid- si è ristretta ad un unico
appuntamento ha quindi iniziato nel ricordo di grandi autori. Salgono ancora
sul palco (ma solo virtualmente) Bruno Martino, Gino Paoli,
Pier Angelo Bertoli , Luigi Tenco … tra i nomi altisonanti del
panorama nazionale ….ma un che di parmigianità non può certo mancare ed è
così che Bonardi riporta alla mente la
nascita di un cinema/teatro
indi-pendente (indi, termine così trendy oggi ) ma a suo tempo (una
trentina di anni fa?) più genuino; il Teatro Edison , nato come altro dagli
storici teatri cittadini, curioso, sempre alla ricerca di novità e
sperimentazione, dove muove i primi passi proprio Simone Valeo.
Ed ecco che si aprono le
danze (ossia la musica) iniziando con un fatidico Giorgio Gaber e la sua Torpedo
blu (e chi può scordarla!), poi Enzo Iannacci tra canzoni ed
aneddoti che Bonardi racconta dal palco negli intervalli tra un brano e
l’altro. Ritorna alla memoria una Milano (che non esiste più) curiosa,
rivoluzionaria, estremamente coinvolgente quando le commistioni di genere erano
frequenti. E fa un certo effetto ascoltare canzoni in milanese dalla voce di un
parmigianissimo Valeo, tra omaggi ed interpretazioni rubate dalla tavolozza di
idee del grande Jannacci, al grande Domenico Modugno con il sempreverde
Volare.
A seguire Paolo Conte con
Azzurro in versione abilmente jazzata in onore del grande autore (pure
lui con tracce di parmigianità)
E chi li ferma più ?Sfilano e
si esibiscono sul palco (sempre virtualmente) Fabrizio de André con “ Il
testamento di Tito”, Lucio Battisti con un vellutato Amarsi un po’
dove il sassofono di Montisano la fa da padrone.
Tra un’interpretazione e
l’altra parole, sensazioni, ricordi e racconti che addolciscono ulteriormente
l’atmosfera: non si può certo dimenticare tra i tanti Ivan Graziani con Agnese
(cantata a gran voce dal pubblico).
Tra i tanti pezzi, anche una
canzone (dall’ultimo album) di Valeo dal titolo L’amore ingombrate che Bonardi
definisce un brano disincantato.
Enumerare tutti i grandi
autori è impresa ostica ma, senza dubbio , non si può sorvolare su Lucio
Dalla con il brano Come è profondo il mar, oseremmo dire canzone
futuristica dove il problema ambientale sembra fare capolino.
E da Dalla è un attimo
passare al Principe Francesco De Gregori, alla sua universalità musicale
e di testi: sul palco, gli artisti dibattono sul percorso artistico del
cantautore, migliore nel scrivere testi, un po’ più debole
nell’interpretazione… ma tant’è, ogni brano resta fisso nella memoria. Tra i
tanti suoi, viene eseguita Sempre e per sempre, definita da Bonardi forse una
delle più belle canzoni d’amore.
Procedendo nel tempo si
giunge a Pino Daniele con l’indimenticabile “Quando” per proceder con Vinicio Capossela e la sua “Che
coss’è l’amor”.
Tra i grandi della musica
d’autore merita un sacrosanto omaggio Ivano Fossati che ha scritto tanto
e per tanti (vogliamo mettere Mia Martini?).
La serata va a concludersi
con una canzone (nota quasi universalmente )nata dalla strana coppia Renato
Pozzetto e Enzo Iannacci “ E la vita, la vita” cantata in coppia da
Cochi con lo stesso Renato.
I saluti finali hanno invece
come sottofondo un entusiasta Rino Gaetano , all’inizio del suo
successo (e anche all’apice vista la sua
veloce dipartita) con “ Ma il cielo è sempre più blu”.
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