sabato 12 settembre 2015

DOVE OSANO LE MENTI di Rita Guidi



 E’ in questo ignoto che abitano i timori e la bellezza. Nuove frontiere di una verità che assorbe le trincee della conoscenza per fondersi in una e una soltanto. Traguardo inesatto che non sfugge a chi, tra i fisici “esitanti sull’orlo dell’inconoscibile” (per dirla con Primo Levi), possiede una più fine sensibilità.
 E’ questo il caso di Carlo Rovelli, ed è per questo che il suo “Sette brevi lezioni di fisica” (Adelphi, 88 pagg., 10 euro) è un autentico caso. Perché svettare nelle classifiche di vendita con un saggio che spazia dalla Teoria della Relatività alla Fisica delle Particelle è tanto meritato quanto inconsueto.
 E la risposta, come spesso accade, è nel perfetto equilibrio tra profondità e leggerezza; in un contenuto dal fascino irresistibile, complesso, disarmante e in una prosa dolcemente semplice, come il sussurro di una confidenza, di un segreto.
Non è improprio affermare che costruisce poesia, Rovelli, spiegandoci l’Universo più piccolo e più grande della materia indagata. Un’operazione in sette piccoli passi che come primi astronauti ci regala d’un balzo una tutt’altra visione del reale.

Solo qualche pennellata di un affresco ancora da costruire, “perché la scienza ci mostra come meglio comprendere il mondo, ma ci indica anche quanto vasto sia ciò che ancora non sappiamo”; ma con l’umiltà e la chiarezza che sono propri dei grandi studiosi, l’autore ci racconta meraviglie e difficoltà di quanto intuito da Albert Einstein, di un Universo come un grande mollusco inquieto e pulsante dove il ‘vuoto’ ha la consistenza (misteriosa) della gravità; e della meccanica quantistica, per la quale invece “il mondo è un pullulare continuo e irrequieto di cose, un venire alla luce e uno sparire continuo di effimere entità.

 Un insieme di vibrazioni, come il mondo degli hippy degli anni Sessanta. Un mondo di avvenimenti, non di cose”. Posizioni contrastanti, schizofreniche, ma che funzionano su ciò che sappiamo della materia: quella “dei sorrisi dei ragazzi alle feste, e del cielo nero e stellato la notte”…
 La sfida più bella sarà ora comprendere, unire. Perché “questo mondo strano, variopinto e stupefacente che esploriamo, dove lo spazio si sgrana, il tempo non esiste e le cose possono non essere in alcun luogo, non è qualcosa che ci allontana da noi: è solo ciò che la nostra naturale curiosità ci mostra della nostra casa. Della trama di cui siamo fatti noi stessi”. “... siamo tutti nati dal seme celeste”. E’ così che Rovelli ci porta a Lucrezio.

P.S.
E per chi volesse 'avvicinarsi' oltre le pagine di questo libro (cui aggiungiamo senz'altro quello di Marco Delmastro "Particelle familiari"), alle affascinanti frontiere di questa conoscenza, corre l'obbligo un viaggio per visitare il CERN di Ginevra, Come? Ecco qualche utile info:

http://www.borborigmi.org/2012/01/26/vademecum-per-venire-a-visitare-il-cern/
                                                   



2 commenti:

  1. Non sapevo che si potesse visitare il Cern, grazie Rita! Cesare

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    1. Si si! E se posso aggiungere un ulteriore consiglio: meglio accordarsi (se le date scelte lo consentono) per avere una guida che parli italiano. Anche conoscendo bene inglese o francese si apprezza ancora di piu'...;)

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