Perché Mantova ha origine antica. Già etrusca (da lì il suo
nome che è quello di una divinità infernale: mantus), fu poi dominio romano,
anche se solo attorno al Mille, entrando in un’orbita nostrana, sotto Matilde,
iniziò a farsi, da rurale, elegante.
Per chi la visita oggi
ultima traccia è però la sola Rotonda di San Lorenzo, in Piazza Erbe.
Tonda, spoglia,
raccolta, mantiene la stessa suggestione voluta dalla signora di Canossa. E
nella stessa Piazza i due Palazzi solo di poco meno antichi, di età comunale:
quello della Ragione, merlato (1250), dove aveva sede la Suprema Corte di
Giustizia, e quello a due facce del Podestà, che ha due piazze (delle Erbe e
Broletto, e da questo lato trovate Virgilio in cattedra) e due stili, perché è
del 1227, ma fu poi ritoccato per volere dei Gonzaga.

I Gonzaga, dicevamo.
Un nome che a Mantova si può leggere in grande. A Palazzo Te, ad esempio. Oggi
straordinario contenitore di straordinarie mostre (ce n’è sempre una che, non
fosse altro per il luogo, vale la pena di visitare),
racconta con l’eloquenza
di un palcoscenico lo spettacolo del Rinascimento. Non lo stupore barocco, la
maniera del Seicento. Invece il lusso di corte, l’ideale armonia del
Cinquecento. Elegante già nel nome, che gli deriva dall’isola su cui sorge,
Palazzo Te fu infatti voluto da Federico Gonzaga, e realizzato in dieci anni,
dal 1525 al 1535. Il “progetto”? Di Giulio Romano. Architetto d’eccezione, che
non risparmia pennellate d’incanto alle pareti della villa. Prendetevi una
mezz’ora in più per sostare nella Sala dei Giganti.
Ma se potete passeggiate
senza fretta anche nel gioco dei loggiati e dei cortili. Insomma visitatelo con
più calma di quanto non facesse lo stesso Federico, qui solo per impegni di
rappresentanza (nel 1530 e nel 1532 ha ospitato l’imperatore Carlo V, e nel
1536 il Duca di Baviera Ludovico X), ma con fissa dimora al Castello.
Cinquecento stanze, dodici giardini e logge, anche quello è davvero un lungo
racconto. Che tra l’altro affaccia su Piazza Sordello (sì, quello da Goito, il
poeta che ricorda anche Dante). A lungo, per secoli, è questo il vero centro
della vita politica cittadina. Da un lato Palazzo Ducale, dall’altro il Duomo.
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