sabato 8 giugno 2019

LA CINA A PARMA - SPLENDORI D'ORIENTE, E NON SOLO, NEL MUSEO D'ARTE CINESE ED ETNOGRAFICO di Rita Guidi - foto di Niccolo' Zanichelli



La Cina? E’ lontana. Quanto i “gigli d’oro” o i templi d’avorio. Eppure è vicina: appena oltre la soglia  dell’Istituto Saveriano per le Missioni Estere, in un viale non lontano dal centro di Parma. 
 Il Museo d’Arte Cinese è lì.
 Cent’anni e più, che diventano una storia nella storia. Una sala con quest’uso infatti esisteva già dal 1900.  L’aveva voluta Monsignor Conforti, fondatore dell’ Istituto, per raccogliere gli oggetti che i missionari inviati in quel lontano mondo riportavano qui.   Un paio di loro, che in Cina rimasero per oltre cinquant’anni dal 1899, hanno raccolto la maggior parte delle opere - alcune davvero preziose - del museo, in seguito arricchito da altri acquisti e donazioni. Tanto
da far sembrare già stretto lo spazio che ordina gli oggetti in un nuovissimo, sobrio allestimento. Suggestivo più che mai, per il gioco tecnologico di un immenso schermo a tutta parete, musiche soffuse, touch screen informativi.
 Vetrine, teche e profumo d’Oriente distese lungo due corridoi e una grande sala. Selezione preziosa di quegli oltre milleseicento oggetti che prima convivevano fascinosi e accatastati in un diverso spazio. Dipinti (restaurati e protetti), statuine, mai cianfrusaglie anche se documenti minori, e che ora ritrovano nel buio la necessaria salvaguardia per i propri colori.

 Ma il meglio è qui, sotto la luce silenziosa di questi occidentali riflettori, didascalia viva dei racconti di Marco Polo, e non solo. Perché è dedicata agli abitanti d'Amazzonia, la prima sala, all’ingresso. Oggetti d’uso quotidiano. Abiti, accessori...Come per la Cina, che si scopre più in là. Utensili antichissimi, oggetti (per la scrittura, occhiali), scarpe. I “gigli d’oro”: il più elegante supplizio di raso. Cinque, forse sei centimetri di dolore, dedicati alle figlie
della nobiltà. Il piccolo tacco, l’impossibile misura, questa scarpa certo non bastava all’equilibrio delle pur leggiadre principesse, che quindi si aiutavano con quel bastone che vedete accanto.
 Ma l’Oriente più estremo e prezioso, per un’altrettanto lontana idea di bellezza, è racchiuso nella sala centrale. Protetto dal vetro ma non dallo sguardo, saltano all’occhio i capolavori in stile  ‘barocco’ (è del ‘600) degli oggetti d'avorio, straordinari di intagli e cesellature  quantomeno sorprendenti.
 Alle pareti le ceramiche, in  ordine cronologico, praticamente una per ogni dinastia: dai suggestivi reperti tombali, alle prime porcellane inventate sotto i T’Ang (618-906). Splendido il grande vaso rosso-blu “sottocoperta” benchè di primo ‘800. Sottocoperta perchè avvolto da quella lucente pellicola vitrea che contraddistingue il procedimento di cottura (con temperature, tempi e componenti diversi ) proprio della porcellana. Più frequenti gli oggetti bianco-blu, per la resistenza termica di questo colore, più rari quelli con diversi colori, che richiedevano ulteriori e più delicate cotture. E ancora, giustamente al centro, due Pan-Shan di 4.000 anni fa: in terracotta, perfetti, questi vasi erano destinati a contenere cibi o bevande, ritrovati intatti in una tomba, attorno al 1920. Nella serie di bronzi, che pure attraversano millenni di storia (i più antichi sono del V-VI sec a.C.), numerosissimi i Buddha (venerato dal 500 a.C.) compreso quello panciuto  e sorridente dell’abbondanza ( e dell’avvenire, nel senso che è ancora atteso...).
Non abbiamo detto dei libri tibetani, o delle mille curiosità che avvolgono ogni oggetto ; e ognuna conosciuta dalla straordinaria esperienza di Lino Ballarini, missionario e guida di un museo che è testimonianza d’umana e lontanissima avventura. Per scoprire l’ultima chicca, i dodici pannelli di un immenso paravento, si attraversa tutta la sala, ormai dimentichi del primo corridoio, figlio di altri continenti, tra maschere di tribù d’Amazzonia o tamburi d’Africa. Ma questa è altra lontananza e altra storia.

                                      Rita Guidi


Il Museo d’Arte Cinese si trova all’interno dell’Istituto Saveriano per le Missioni Estere, in Viale S.Martino 8, a Parma. L’orario di visita è 9/13 - 15/19  tutti i giorni salvo il lunedì, la domenica 11/13 - 15/19. Tel.0521/257337.

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