giovedì 29 giugno 2017

QUANDO MILANO VUOL DIRE BRERA di Stefania Zanardi



Metti Milano in una torrida giornata di giugno, aggiungici la voglia di visitare una zona della città un po’ atipica (oltre la Madonnina, la Galleria, le boutiques griffate…) ,eccoci a Brera- a tutti nota per la sua Accademia d’arte – da qualche anno rimessa a nuovo, affascinante, trasformata in un quartiere tra i più caratteristici, una Petite Paris che ci rimanda a Montmartre -la parte più bohemienne e artistica della Ville Lumière… Eppure le sue origini sono veramente semplici, quasi misere : il nome Brera proviene dalla parola francese “Braida”che si traduce in “terreno incolto, ortaglia” da cui ha vita la parola d’oltralpe Braidense legata alla biblioteca omonima attorno alla quale (dal XIX secolo )gli artisti del tempo si riunivano trasformando questo quartiere in un crocevia di artisti ed intellettuali…
Ma come è entrare a Brera? Varcato il grande portone, nella piazza quadrata, a cielo aperto l’imponente statua di Napoleone accoglie i visitatori che possono, in un sol colpo, visitare l’Accademia (fortemente voluta da Maria Teresa d’Austria), la biblioteca e la Pinacoteca . Quest’ultima conserva opere artistiche e dipinti che risalgono agli inizi dell’800 provenienti dal collezionismo politico e di stato che via via si arricchirà di altri quadri ed affreschi provenienti da chiese, conventi e luoghi sacri. L’ampia scalinata che conduce alla Pinacoteca ci accoglie con la figura scultorea ritraente Cesare Beccaria che ci invita ad iniziare il percorso: amanti dell’arte? Esperti? Addetti al lavoro? Semplici e curiosi turisti? Poco importa, questo luogo riesce a soddisfare tutti e tutto. In un susseguirsi di saloni alternati a stanze più a misura d’uomo, dipinti, sculture, affreschi che riempiono gli occhi e la mente di immagini, storie, arte quasi a toglierci il respiro! Mai sentito parlare della “Sindrome di Stendhal”? Qui potete sperimentarla...Una carrellata di autori di secoli e stili diversi a partire da Bellini, Tintoretto, Bramantino e Gentile da Fabriano per passare a Raffaello (Lo sposalizio della Vergine), Piero della Francesca e Caravaggio, Mantegna (“ Il Cristo morto”) VanDick e Canaletto fino ad avvicinarsi a giorni nostri ammirando capolavori di Boccioni, Modigliani, Morandi…

E all’uscita dalla visita sembra quasi che una piccola parte di te resti là, ma anche fuori qualcosa di magico rimane: tra vicoli e viuzze che si intrecciano, bar, ristorantini (ma verrebbe da chiamarli Brasseries ) è piacevole gustare un panino, una piadina o una ricca insalata in un’atmosfera un po’ da “Belle époque” dove ti può accadere di trovarti ad osservare un piccolo passerotto mordicchiare le briciole del tuo pasto… Ma pure lì il caldo non demorde, i raggi trafiggono forti e determinati… è l’ora di alzarsi alla ricerca di un po’ di ombra o, meglio ancora, di una fontana...


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